NonLuoghi. Rassegna cinematografica

Storia, antropologia e architettura ci raccontano i processi dell’abitare lo spazio da parte dell’uomo. La città, forse emblema del concetto dell’abitare, presenta oggi forti segni di cambiamento, dalla scala paesaggistica a quella domestica. Il territorio, innervato da autostrade e polarizzato da terminal, centri commerciali e fast food, ha di fatto subìto una trasformazione nei suoi consueti spazi abitativi, punti di riferimento e di aggregazione. Allo stesso modo l’abitare domestico appare rivoluzionato nelle interconnessioni spaziali e nei comportamenti dell’utenza.

 

Vengono così proposti due cicli di film, un’indagine parallela, attraverso la rappresentazione cinematografica, sul nuovo scenario urbano e sullo spazio domestico. Senza alcuna pretesa di risolvere ed esaurire questioni e interrogativi su un quadro indubbiamente complesso ma con l’intenzione di riflettere ulteriormente sul senso dei luoghi anche attraverso l’opera cinematografica.

 

Se leggiamo la città, così come un palinsesto, essa stessa ci fornisce il senso della continuità storica, un documento, una testimonianza che dimostra e certifica la realtà alla quale apparteniamo. Tracce a partire dalle presenze archeologiche ai monumenti, dalle chiese alle piazze e ai cortili. È dunque il paesaggio, in contrapposizione al divenire dell’uomo, che permane e costituisce un fattore di continuità, di legame e di memoria tra le generazioni.
Possiamo notare come nella nostra città si conservano alcune memorie del passato e vi sono ancora alcuni luoghi frequentati e condivisi dalla gente. Tuttavia «la dinamica della globalizzazione dei mercati e quindi l’omologazione della fruizione dei beni, dei gusti e degli stili di vita [processo che non risparmia neppure i medi e i piccoli centri di città consolidate e di antica formazione come Siracusa] tende con forza crescente a sovrapporsi alla realtà locale corrodendone i fattori di caratterizzazione e limitando la fruizione condivisa dei luoghi di aggregazione». (Giuliano Arrigoni, 2003).

 

La prima rassegna proposta vuole riflettere sul cambiamento della città e del nostro modo di viverla. Paesaggi urbani della rappresentazione filmica in cui caratterizzante è la presenza di tutti quegli elementi della modernità e della globalizzazione che generano il nonluogo (secondo l’accezione data da Marc Augè): aeroporti, stazioni ferroviarie e metropolitane, highways, fast food… in cui l’assenza/presenza di una regola architettonica e sociale genera paura e disorientamento. In questo caos urbano si trovano appunto i nonluoghi che fanno da scenario alla cine-rassegna.

 

Ma è possibile abitare dove non si danno luoghi (Cacciari, 2002)? Cosa resta dell’abituale rapporto simbolico con i luoghi dell’abitare (Bonesio, 2000)? Come non perdere la capacità di abitare i luoghi le cui coordinate ci sfuggono (Micotti, 2003)? Il territorio post-metropolitano è la negazione di ogni possibilità di luogo, o potranno “inventarsi” luoghi propri del tempo in cui la sua vita sembra essersi risolta (Cacciari, 2004)?

NonLuoghi
rappresenta quindi un ulteriore opportunità per interrogarsi su cosa offre ai suoi abitanti il paesaggio urbano sempre in trasformazione e su come l’uomo risponde a tale rivolgimento. Si può quindi osservare la presenza di una doppia dinamica: una locale e un’altra trasversale che tende ad annullare e ad appiattire le caratterizzazioni delle realtà locali.
Mutano i “luoghi centrali” dell’abitare, così come anche i modi di abitare. L’evoluzione si estende anche ai valori, al senso di appartenenza e di identità, alle relazioni interpersonali e al rapporto con gli spazi. Si fa, quindi, sempre più fatica a individuare nelle nostre città “luoghi centrali” riconoscibili, segni forti della comunità locale.
«La città, svuotata dei suoi riferimenti, delle sue centralità, dei suoi presupposti originari, ha perso il senso di sé. I classici luoghi sociali dell’incontro della comunicazione e dello scambio, sono sostituiti da episodi di città virtuale, nonluoghi metropolitani di una città dematerializzata.» (E. Scandurra, 1997)

 

E se i luoghi classici della socialità urbana, come strade, piazze, mercati, sono sostituiti da nuovi episodi urbani, come ipermercati, tangenziali, autogrill, svincoli autostradali, aeroporti, terminali di bus, stazioni ferroviarie e metropolitane, motel, fast food, drive-in, disneyland e megadiscoteche, si arriva, dunque, ad una crisi della civiltà urbana, della socialità e della condizione umana. Il cittadino ha così ridotto il proprio senso di appartenenza al luogo e messo in crisi la sua identità, o quantomeno, ha un senso di appartenenza e di identificazione diverso rispetto a quello che lo legava alla piazza, al campanile, alla chiesa (F.C. Nigrelli, 2001).

«Quale paesaggio da vivere, condividere, usare, informare e trasformare con la fantasia e l’inventiva per adattarlo alle proprie esigenze, ai propri desideri, alla propria misura di bambini che crescono e da cui essere sollecitati e arricchiti? Quale paesaggio in cui gli adulti possono riconoscersi come appartenenti alla stessa comunità di cui condividere la storia e la cultura, compartecipi del suo divenire e del suo cambiamento? […] Sono venuti meno i luoghi e i tempi dell’incontro, del parlare, della memoria, della rielaborazione e produzione del pensiero». (Giuliano Arrigoni, 2003)

 

Nonluoghi per il nuovo scenario della storia, quindi. Ambienti privi di identità formale, di relazionalità e di storicità, spazi dell’anonimato in cui ci affolliamo sempre più frequentemente, soli ma assieme a tanti altri individui a noi simili. Il termine “nonluogo” è una litote, afferma una realtà negandone il suo contrario. Ne risulta allora un’espressione carica di significati di contrasto, di antitesi, di polemica.

 

«Se un luogo può definirsi come identitario, relazionale, storico, uno spazio che non può definirsi né identitario né relazionale né storico, definirà un nonluogo. […] la surmodernità è produttrice di nonluoghi antropologici […]»
«È nell’anonimato del nonluogo che si prova in solitudine la comunanza dei destini umani.» (Marc Augè, Nonluoghi. Introduzione a un’antropologia della surmodernità, 1996/2005, Eleuthera).

 

L’appuntamento è fissato per 5 mercoledì consecutivi a partire dal 7 marzo. Le proiezioni si terranno presso l’Aula Magna del Palazzo Impellizzeri, via delle Maestranze 99, Siracusa, ore 21.30. Ingresso gratuito.

 

 

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