Sbarco Pozzallo, ricollocamenti non sono ancora partiti Undici presunti scafisti accusati della morte di 4 migranti

Polizia, guardia di finanza e carabinieri hanno sottoposto a fermo undici persone sbarcate a Pozzallo sabato scorso. Rappresenterebbero l’intero equipaggio del barcone, un vecchio peschereccio, carico dei 447 migranti salvati nel Mediterraneo, a largo di Linosa e Lampedusa, e sbarcati a Pozzallo dalle navi Protector di Frontex e Monte Sperone della guardia di finanza.

Gli uomini – di origine egiziana, siriana, algerina e tunisina – sono accusati anche del reato di morte come conseguenza di altro delitto, perché testimoni hanno raccontato che sono morti affogati quattro dei 30 migranti che si sono gettati in mare alla vista delle navi di soccorso. Lo avrebbero confermato alla squadra mobile di Ragusa parenti e amici delle vittime.

Gli uomini della mobile, gli agenti dello Scico di Roma, e del Nucleo di Polizia Economica Finanziaria di Ragusa e di Catania (G.I.C.O.) hanno individuato gli undici sulla base delle testimonianze dei superstiti. Questi hanno raccontato di aver viaggiato in parte dentro la stiva e in parte vicino al ponte comando e avrebbero indicato nei fermati coloro che sul peschereccio avrebbero assunto un ruolo di comando: «dal capitano al vivandiere, da chi curava le comunicazioni via telefono satellitare a chi distribuiva l’acqua e manteneva l’ordine». Alcuni sarebbero inoltre stati dotati di navigatore satellitare e bussola. Secondo il dirigente della mobile, Antonio Ciavola, «non è anomalo che ci fossero undici scafisti a bordo, in un’altra occasione ne abbiamo individuati 18». Inoltre dagli accertamenti è emerso che uno di loro, colui che è considerato il capitano, era già stato arrestato il 7 giugno del 2004 ad Agrigento, sempre per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Inoltre era già stato respinto nel 2007 dalla Questura di Agrigento dopo essere arrivato a Lampedusa.

Riguardo alle modalità di soccorso, è emerso che quattro migranti sarebbero affogati dopo essersi buttati in mare. Stando a quanto ricostruito, il barcone su cui viaggiavano sarebbe arrivato fino a largo di Linosa senza essere intercettato. Qui, alla vista in lontananza di imbarcazioni di soccorso italiane, un gruppo di una trentina di persone si è gettato in mare. Ma alcuni, non sapendo nuotare, non ce l’hanno fatta. Non è chiaro quanto tempo sarebbero rimasti in acqua. A intervenire per primi sarebbero stati due mezzi della capitaneria di porto e un mezzo della Guardia di finanza, di stanza a largo di Lampedusa. Ma non si tratta degli stessi mezzi che hanno poi portato i migranti fino a Pozzallo.

I quasi 300 migranti eritrei avrebbero pagato in media 10mila euro circa (così come da loro dichiarato) per raggiungere l’Europa effettuando diversi passaggi da più paesi, mentre i somali ne hanno pagati in media 6.000.

Intanto non è stata ancora avviata la fase dei trasferimenti e dei ricollocamenti. Dal ministero dell’Interno, al momento, non è arrivata alcuna comunicazione. I migranti ospiti dell’hotspot di Pozzallo sono 436. La direttrice dell’hotspot, Emilia Pluchinotta, nonostante l’alto numero di ospiti ritiene che «la struttura sia in grado di reggere perché le operazioni di accoglienza che da anni portiamo avanti sono collaudate».

L’elenco dei fermati:

ABUL MAJD ARAFA Abdu Mostafa, nato in Egitto il 10.09.1991;
ADNAN AWAD Mouhamed
nato in Siria il 07.09.1980;
NOURE HAMEM Mouhammed nato in Siria il 16.12.1964;
MOUHAMED HAMED Abd El Gawed
nato in Egitto il 01.01.1998;
ABDEL ADIM Shabeen Kamal
nato in Egitto il 02.02.1989;
MOSTAFA Mohamed Faycel
nato in Egitto il 01.01.2000;
FEKRE EL BAHLAOUANE Achraf
nato in Egitto il 05.10.1990;
YOUSSEF Hamlil
nato in Algeria il 10.04.1985;
MEHREZ Mohammed Sayed
, nato in Egitto il 02.07.1969;
EL WAER Kamal
, nato in Tunisia il 14.09.1985;
BEN MOHAMED Nabil
, nato in Tunisia il 18.05.1986


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