Tra fede e paganesimo, tra rispetto della tradizione e messaggi di accoglienza, Palermo ha festeggiato la sua Santuzza in grande stile. Successone per la direzione artistica firmata Lollo Franco e Letizia Battaglia, incantano Leo Gullotta e i 40 ballerini volanti della la Fura dels Baus
Festino, in 400mila sfidano il caldo per Rosalia Tra numeri da record e messaggi di accoglienza
Sarà stato l’afflusso di turisti portati dallo status di Capitale della Cultura, sarà stata Manifesta 12, fatto sta che la 394esima edizione del Festino di Santa Rosalia si candida a pieno titolo a essere quella dei record. In una Palermo stretta nella morsa dell’afa più di 400mila persone si sono riversate in strada. Una fiumara umana che ha accompagnato la discesa del carro della Santuzza, ancora una volta a forma di nave, ma quest’anno in una versione che predilige su tutto il bianco, da porta Nuova fino al mare. A fargli da apripista una barchetta con otto piccole Rosalia. Otto bambine tutte di nazionalità diversa tra loro ma tutte nate sotto il cielo di Palermo.
Il Festino si è aperto sotto la direzione artistica di Lollo Franco e Letizia Battaglia attorno alle 21, con Leo Gullotta mattatore sul piano di Palazzo Reale, per raccontare la vita della Santa. Grande successo per le coreografia di Luc Bouy e per il Coro delle voci bianche della Fondazione orchestra sinfonica siciliana. E a proposito di voci bianche, il tema dell’intero Festino quest’anno è stato Palermo bambina. E tra le tante dimostrazioni di devozione e richieste di ex voto una è saltata agli occhi, dipinta in rosso su diversi striscioni bianchi: «Santa Rosalia aprici i porti», questo il messaggio lanciato da una rappresentativa delle magliette rosse.
Il momento suggestivo, come sempre, lo stop ai Quattro Canti. Il carro che si ferma, lo spettacolo incredibile di danza acrobatica messo in scena dalla compagnia di ballo la Fura dels Baus, che ha messo in campo 40 danzatori in aria, sollevati da una gru fino a 40 metri di altezza per rappresentare la Palermo liberata dalla peste. Poi il sindaco che sale sul carro e il tradizionale «Viva Palermo e viva Santa Rosalia» a cui quest’anno si è aggiunto «Viva Palermo Capitale della cultura», quindi la discesa verso Porta Felice per l’ultimo spettacolo e i fuochi, che sono stati sparati dopo le due di notte.