Scuola materna, saltano i servizi estivi per i bambini «Niente soldi, per mamme lavoratrici grandi disagi»

Se tanti fra genitori e figli hanno gioito per la chiusura dell’anno scolastico, non sono dello stesso parere le famiglie dei bambini iscritti in diverse scuole materne catanesi, che quest’anno dovranno rivolgersi a nonni e baby sitter per poter andare a lavorare durante i mesi estivi. I genitori che frequentano asilo nido e scuola materna hanno ricevuto, proprio in questi giorni, la conferma che quest’estate, a Catania, non verranno attivati i servizi riguardo le attività estive, costringendoli a cercare su due piedi una soluzione per non lasciare i propri figli a casa. Ennesima puntata di una crisi che ha toccato anche le tasche delle maestre, senza stipendio per mesi. «Quest’anno non si può fare niente», confermano dagli uffici comunali, che rimandano la questione a quando sarà ultimato il passaggio di consegne tra l’amministrazione uscentequella nuova di Salvo Pogliese.

«La scuola ha sempre offerto il servizio di grest estivo a un prezzo irrisorio», racconta Tea, mamma lavoratrice di un bimbo che frequenta la scuola comunale Narciso, nell’omonima via a Catania. La donna è adesso alla disperata ricerca di un’alternativa per il figlio: «L’anno scorso, per fare un esempio, con 30 euro al mese i bambini hanno avuto, oltre alle attività di base, anche le magliette, il cappellino e la divisa estiva». Durante l’orario scolastico, fino all’ora di pranzo, i genitori accompagnavano i figli e potevano così recarsi a lavoro normalmente. «Soprattutto per noi donne è difficile organizzarsi – continua la mamma, che spiega come funziona solitamente il campus estivo – Non ci sono le solite maestre naturalmente, ma i ragazzi di una cooperativa che, per tutto il mese di luglio, organizzano attività per i bimbi».

Quest’anno, invece, mancano i fondi e le mamme lo hanno saputo solo adesso. Con grandi disagi. «Ci stiamo adoperando per mandare i bambini da qualche altra parte – prosegue Tea – non possiamo di certo lasciarli a casa, ma non è facile. Le strutture private sono molto costose, chiedono circa 150 o 200 euro come minimo, prezzi che arrivano fino a 350 euro, impensabile per una famiglia media che possibilmente ha più di un figlio a cui pensare». Portare i figli a lavoro? Sarebbe bello, ma è impossibile nei luoghi di lavoro catanesi. «Abbiamo l’esigenza, ora, di sapere come organizzare i nostri figli. Se non li iscriviamo subito a un grest privato, rischiano di rimanere fuori, e non possiamo permettercelo».

Seppur i genitori paghino per il servizio, la cifra copre le spese totali per l’organizzazione delle attività. «Le scuole non c’entrano, non decidono loro, se non ci sono soldi non ci sono. E lo stesso vale per le associazioni. Ho già parlato con i responsabili che alla Narciso offrono anche il servizio di dopo scuola, ma in questa faccenda non c’entrano niente e tra l’altro aspettano ancora i pagamenti dell’anno scorso. E quindi, anche se abbiamo una necessità, non possiamo assolutamente pretendere che la gente lavori gratis», conclude Tea. 


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