Inizia oggi il lavoro dei deputati che dovranno vagliare la proposta fuoriuscita dalla giunta Musumeci. L'interno è quello di arrivare all'approvazione finale entro la fine del mese. Il presidente, che lo scorso weekend ha portato in ritiro gli assessori, ha annunciato un testo che contiene una decina di norme
Regione, commissioni iniziano esame della Finanziaria Tra riforma case popolari e soppressione dei carrozzoni
Pochi temi concentrati in una decina di norme. L’idea del governatore Musumeci è quella di accelerare per arrivare all’approvazione entro il 31 marzo della legge finanziaria e del ddl stabilità. Una corsa contro il tempo per evitare l’esercizio provvisorio. L’operazione è iniziata lo scorso weekend sulle Madonie: tre giorni con tutti gli assessori (tranne Sgarbi) per fissare gli impegni in agenda. Il governo ha già trasmesso i documenti finanziari e già da oggi le commissioni legislative, su assegnazione del presidente Miccichè, lavoreranno sull’esame del bilancio consolidato della Regione e sul rendiconto generale per l’esercizio finanziario.
Da qui scatterà il conto alla rovescia. La commissione ha cinque giorni di tempo per verificare se ci sono le condizioni per approvare i documenti finanziari, ovvero il rendiconto e il bilancio consolidato. Appena il Defr, il documento di programmazione di economia e finanza regionale, otterrà il via libera dalla commissione Bilancio, presieduta da Riccardo Savona, passerà a sala d’Ercole per l’approvazione finale. Se tutto andrà come si spera, il giorno in cui i deputati potranno deliberare sul documento finanziario è martedì prossimo. Se non ci saranno intoppi, entro il 31 marzo l’Ars potrebbe varare sia il bilancio che il disegno di legge di stabilità. Musumeci è stato chiaro con i suoi, bisogna portare la Regione alla normalità.
La Finanziaria, che il governatore ha definito «uno strumento asciutto ed essenziale», passa da alcuni punti già messi in agenda. Si parte dall’accorpamento di Irfis, Ircac e Crias, i tre istituti di finanziamento delle imprese che sono considerati ormai inutili carrozzoni. Nei corridoi di via Giovanni Bonanno si è temuta una cancellazione di tutto l’istituto. In realtà, il governo ha deciso che l’Irfis di vecchio manterrà solo l’acronimo ma avrà un nuovo ruolo: sarà il nuovo istituto regionale di finanziamento alle imprese siciliane, accorpando le competenze su cooperative, piccole e medie imprese.
Spazio anche ad alcuni interventi per le fasce sociali più deboli e per le giovani coppie. Con un colpo di spugna saranno cancellati gli Iacp. Al suo posto ci sarà la creazione di un’agenzia regionale per la casa, che avrà il compito di programmare con gli enti locali le esigenze del territorio. Nello specifico, al posto degli enti che attualmente hanno lo scopo di promuovere, realizzare e gestire l’edilizia pubblica e di assegnare le abitazioni ai meno abbienti, entrano in gioco i Liberi consorzi: saranno loro a gestire il personale e il patrimonio immobiliare. Una riforma a cui guardano almeno 40mila famiglie siciliane, che ad oggi si trovano senza alloggio. Per il governatore, la riforma toglierà la gestione delle case popolari al business della criminalità organizzata facendo tornare il controllo dello Stato sul territorio. La riforma prevede investimenti per 62 milioni di euro, di cui 19 ex fondi Gescal che saranno utilizzate a Enna, Messina e Palermo. Altri 42 milioni sono fondi regionali destinati alla Sicilia orientale, cui se ne aggiungeranno nei prossimi mesi altri 90 che gli uffici della Regione stanno cercando tra le pieghe dei finanziamenti europei.
L’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone ha spiegato che i primi interventi strutturali saranno realizzati soprattutto nei quartieri popolari di Ballarò a Palermo e San Berillo Vecchio a Catania. Ma rimane la necessità di intervenire anche nelle altre sette province dell’isola. A proposito di Province, Musumeci è intervenuto sul futuro dei Liberi consorzi. «Stiamo scrivendo un nuovo disegno di legge che presenteremo a breve per dare un nuovo quadro alle province con la competenza territoriale su rifiuti e acqua. Come sono oggi le province richiedono una profonda riforma».