In Sicilia parte del Pd guarda con favore ai 5 stelle «Mai insieme a loro, ma permettiamo che governino»

«Mai un governo con il Movimento 5 stelle». Il coro che nelle ultime ore viene affidato dal Pd alla stampa e all’opinione pubblica è unanime. E anche in Sicilia si fa fatica a trovare una voce che dissenta, tantomeno nella risicatissima truppa di eletti al Parlamento, quattro alla Camera (Carmelo Miceli, Pietro Navarra, Daniela Cardinale e Fausto Raciti) e due al Senato (Valeria Sudano e Davide Faraone), di provata fede renziana a eccezione dell’ex segretario regionale. Ma dietro quella frase si nascondono molteplici sfaccettature, a seconda di chi la pronuncia. Perché se è vero che tutti concordano che sta a Luigi Di Maio fare il primo passo, c’è una parte del Pd siciliano che guarda con favore alla nascita di un governo pentastellato ed è convinto che i democratici debbano permettere il via libera alla fiducia, senza impegnarsi direttamente nell’esecutivo. «Metterli alla prova del governo è l’unico modo per arginarli – è il pensiero di chi non chiude le porte – Perché nelle città che hanno amministrato hanno perso consensi. Se finiamo per aiutare il centrodestra, i grillini ce li ritroviamo all’80 per cento». 

Chi invece non fa mistero di essere favorevole a questa soluzione è Rosario Crocetta. «Sono stato il primo in Italia a dirlo – spiega a MeridioNews – e ora Emiliano ci sta pensando e si è aperta una partita nazionale. La base del Pd ha votato per i Cinque stelle, non possiamo ignorare questo dato. L’alternativa è una grande coalizione che impelega il Pd in un governo di larghissime intese con la Lega, sarebbe una deriva moderata e distruttiva che va impedita a tutti i costi». Lunedì la direzione nazionale dei democratici si riunirà a Roma e, secondo quanto trapelato nella giornata di ieri, Matteo Renzi potrebbe formalizzare dimissioni immediatamente esecutive e lasciare che sia un traghettatore – si parla del ministro Martina – insieme ai nuovi capigruppo a salire al Quirinale per le consultazioni col capo dello Stato. «La linea la decide la direzione del partito – analizza Crocetta – ma io non sono sicuro che la decisione di Renzi di stare all’opposizione sia così vera. E non nasconda piuttosto la volontà di supportare il centrodestra». 

Guardando al drappello dei siciliani eletti nel Pd, e non solo, non si fa fatica a trovarne alcuni con un passato di militanza o di appartenenza ideolgica al centrodestra e tra i dem c’è chi scommette su un ritorno alle origini, tra qualche mese, di qualcuno di questi. «Opposizione dura e costruttiva» promette Davide Faraone, impegnato a Roma tra beghe del Pd e gli ultimi impegni da sottosegretario alla Salute. «Abbiamo perso le elezioni, ma non abbiamo perso la dignità – scrive su Facebook – Il partito è uno strumento, non un fine, è utile se fa qualcosa e non se garantisce qualcuno. Il prossimo congresso dovrà indicare una via, avere una visione e una squadra. La diversità è ricchezza, il tafazzismo no».

Difficile trovare tra i neo-eletti parlamentari del Pd un numero sufficiente di dissidenti dalla linea renziana in grado di permettere la nascita di un governo a Cinque stelle. Eppure l’ex governatore della Sicilia vede i margini per la buona riuscita di questa operazione. «Molto sta al Pd. Se la delegazione dei democratici sale al Colle per strizzare l’occhio al centrodestra, il presidente Mattarela capirà che non ci sono possibilità per i Cinque stelle. Ma se dovesse dare l’incarico a Di Maio, io sono convinto che il governo nascerà, non è detto che in Parlamento non si verifichino forme di libertà che possono cambiare il mondo. Io – conclude – se fossi stato eletto, avrei votato per un governo Cinque stelle, ma forse è proprio per questo che non mi hanno fatto candidare, hanno fatto fuori tutti i contrari al governissimo col centrodestra».


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