Rifiuti, condannata società che realizzò siti biomassa Fatture gonfiate per riuscire ad ottenere più fondi Ue

Avrebbero gonfiato le fatture – emesse da ditte compiacenti riconducibili allo stesso amministratore di fatto – con l’intento di accaparrarsi parte dei fondi europei avuti per la realizzazione di due impianti per la creazione di biomassa. A stabilirlo sono stati i giudici della sezione d’Appello per la Regione Sicilia, che hanno in parte accolto la richiesta della procura generale della Corte dei conti, condannando a un risarcimento la società Energia Pulita srl e l’allora legale rappresentante Giuseppe De Cesare Sala perché ritenuti responsabili di danno erariale. La decisione arriva dopo l’assoluzione nel primo grado del procedimento amministrativo conclusosi nel 2015.

La vicenda risale all’autunno del 2007 quando, a seguito di un’indagine della guardia di finanza di Palermo su delega della procura di Marsala, finirono ai domiciliari una serie di imprenditori che precedentemente erano riusciti a ottenere il finanziamento – nell’ambito della finestra finanziaria Por 2000-2006 – per la costruzioni di due siti industriali a Salemi e Modica in cui trattare i rifiuti di origine organica con l’obiettivo di ricavarne poi energia. Stando agli investigatori al centro di tutto ci sarebbe stato il salemitano Antonino Scimemi, considerato amministratore di fatto di Energia Pulita e al contempo socio di maggioranza di G.M. srl, impresa che effettuò lavori edili – anche tramite subappalti a società risultate prive di personali e mezzi – per poi presentare il conto a Energia Pulita. Fatture che sarebbero lievitate con l’intento di giustificare importi in realtà non corrispondenti alle prestazioni ricevute

Sulla vicenda, nel corso degli anni, si è svolto anche un procedimento penale. Il primo grado si è concluso con l’assoluzione da alcuni dei capi d’accusa, altri bloccati dalla prescrizione, mentre era stata stabilita la condanna di De Cesare Sala per la restante parte delle imputazioni. In seguito a questo pronunciamento, la Corte dei conti aveva deciso di respingere l’azione amministrativa nei confronti della società e del legale rappresentante, con i pm contabili che avevano intravisto condotte illecite nella gestione degli oltre sei milioni di euro percepiti dalla Regione. Il secondo grado dei due procedimenti – quello penale e quello contabile – ha invece segnato un cambio di rotta: infatti, se la corte d’Appello di Palermo, a fine 2016, ha preso atto della prescrizione dei reati per cui De Cesare era stato condannato in primo grado; la magistratura contabile ha fatto leva sulle evidenze emerse durante quel processo per sottolineare gli «elementi probatori denotanti la sussistenza delle operazioni di sovrafatturazione».

Tali rilievi hanno convinto i giudici contabili ad accogliere la richiesta di condanna per Energia Pulita e il suo ex amministratore. Il pronunciamento fa riferimento a un danno erariale decisamente più contenuto rispetto a quello ipotizzato dall’accusa. Ovvero 13mila euro per lo stabilimento di Salemi e 234mila per quello di Modica. «Acclarata, oltre ogni ragionevole dubbio, la sussistenza di un danno erariale derivato dall’illecita maggiorazione delle spese in questione  il collegio giudicante reputa, tuttavia, necessario procedere alla sua quantificazione in maniera prudenziale», si legge nella sentenza. Con i giudici che spiegano di avere dovuto tenere conto «dei dati desumibili dalla perizia tecnica» nonostante possa «ipotizzarsi un ammontare ben maggiore delle illecite operazioni».


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