Liberi e uguali, i siciliani tra candidature e programma  «Così rinascerà la sinistra. Possiamo superare il 10%»

Tasse universitarie, Jobs act, legge Fornero, contratto unico a tutele crescenti e conversione ecologica dell’economia. Sono alcuni dei temi venuti fuori ieri nel corso dell’assemblea nazionale di Liberi e uguali, la formazione di sinistra che si presenterà alle Politiche del 4 marzo con la candidatura a presidente del consiglio di Pietro Grasso. Il presidente del Senato uscente ha parlato degli obiettivi del nuovo partito, sottolineando che le proposte di Leu saranno «concrete a differenza delle irrealizzabili favole degli altri partiti». 

A prendere parte all’incontro sono stati anche tanti politici siciliani, tra parlamentari uscenti, chi spera per la prima volta in una candidatura e altri che sostengono il progetto ma non faranno parte delle liste che verranno presentate per il debutto del Rosatellum. Ma se per conoscere i nomi dei candidati bisognerà attendere qualche giorno – mercoledì a Palermo è prevista l’assemblea siciliana da cui verranno fuori le rose di nomi da proporre a Roma – si possono fare le prime valutazioni. A partire dal diffuso convincimento che Liberi e uguali rappresenti la chance migliore per «ricostruire una proposta solida di sinistra che guardi ben oltre l’orizzonte elettorale». Ovvero ciò che gli elettori di quest’area attendono da tempo, con partiti e movimenti che si sono succeduti negli anni senza riuscire ad aggregare le diverse anime della sinistra. Fatto questo che in realtà pure stavolta si è già verificato con le forze – centri sociali, movimenti ma anche partiti come Rifondazione comunista e Partito comunista italiano (ex Pdci) – che non hanno raccolto l’invito all’unione scegliendo un cammino autonomo e dando vita a Potere al popolo.

«Spiace per i compagni che hanno scelto la via identitaria rischiando di fare solo un percorso di testimonianza – commenta Erasmo Palazzotto – noi abbiamo l’ambizione di creare un quarto polo, che diventi realmente determinante nella guida del Paese». Palazzotto è tra quelli che hanno fatto parte del parlamento uscente, essendo stato eletto con Sel, per poi proseguire il percorso con Sinistra Italiana. Oggi è tra i principali papabili alla candidatura. Accanto a nomi come il catanese Emiliano Abramo della Comunità di Sant’Egidio e fuoriusciti dal Pd come il consigliere, sempre di Catania, Niccolò Notarbartolo. «La disponibilità personale c’è ma vedremo cosa verrà fuori dall’incontro di Palermo – continua il deputato -. Ciò che è importante è l’avere confermato gli indirizzi che già erano venuti fuori nelle settimane scorse, con controlli delle candidature che saranno più serrati di quelli previsti dalla legge Severino». In tal senso tra i principi che dovrebbero essere seguiti ci sarà quello di bloccare i nomi di eventuali rinviati a giudizio per fatti gravi e di evitare – a esclusione di eccezioni che dovranno essere motivate – la candidatura di chi ha svolto già due legislature. 

Sul fronte strettamente politico, invece, Palazzotto commenta la proposta di Grasso di tagliare le tasse universitarie ad ampie fasce di reddito: «Una proposta di sinistra, perché riapre la possibilità di realizzarsi anche a coloro che non sono benestanti, e che è anche fattibile – la definisce il deputato uscente -. Le risorse verranno prese dai bonus dati ad attività e imprese il cui operato va in direzione opposta alla riconversione ecologica». Per quanto riguarda le possibili alleanze per la formazione di un governo, Palazzotto rimane cauto: «Noi ci presenteremo con il nostro programma. Aperture del M5s? Non mi sembra, se Di Maio dichiara che chiederanno agli altri partiti di sostenere esclusivamente il loro programma». Sugli accordi politici si è espresso Pippo Zappulla, un altro uscente, ma stavolta in quota Mdp: «Non abbiamo preclusioni nei confronti di chi porta avanti idee di sinistra, noi porteremo il nostro programma, poi si valuterà in base ai risultati che verranno fuori dalle urne». A riguardo l’auspicio di Zappulla è chiaro: «Io credo che si possa concretamente andare oltre la doppia cifra». 

La dubbia capacità di incarnare realmente un’alternativa è una delle critiche rivolte da chi ha deciso di restare più a sinistra di Leu. In questo senso chi viene maggiormente tirato in ballo sono i fuoriusciti dal Pd, che poi hanno dato vita a Mdp. «Le critiche sulla coerenza vanno contestualizzate – ribatte Zappulla -. Se si guardano i resoconti parlamentari si scopre che anche nel periodo in cui ero dentro al Pd ho votato contro il Jobs act, la Buona scuola, l’Italicum. Ma anche chi ha votato in linea con il partito lo ha fatto sempre manifestando il proprio dissenso e sottolineando che si trattava di disciplina interna». Tra i presenti a Roma anche Franco Campanella, entrato in parlamento con il Movimento 5 stelle, per poi uscirne e concludere la legislatura nel gruppo Mdp-Articolo 1, dopo un passaggio al Misto. «Sarà molto importante vedere come affronteremo la campagna elettorale, lavorando insieme potremo ottenere buone cose», commenta. Mentre su un possibile futuro di collaborazione con i cinquestelle: «Certo, per me sarebbe particolare, ma non c’è nessun problema a lavorare con chi mi consente di fare le cose che ritengo opportune», conclude.


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