Costituzionalisti siciliani rivedono lo statuto speciale «Contribuiamo perché nuova carta non può tardare»

Il 15 maggio 1946 Re Umberto II con regio decreto emanò lo statuto speciale siciliano. Oggi a Messina è stata presentata la bozza rielaborata di quell’ordinamento. Un progetto nato in riva allo Stretto che ha visto il coinvolgimento di numerosi professori costituzionalisti della Sicilia. A proporre di modificare lo statuto promulgato prima ancora della Costituzione della Repubblica italiana, che lo ha poi recepito per intero con la legge costituzionale n. 2 del 1948, è stato il professor Antonio Ruggeri. Il docente dell’ateneo peloritano ha subito sottoposto l’idea al presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone e al presidente dell’ordine degli avvocati di Messina che hanno incoraggiato e sostenuto il docente nel suo ambizioso progetto. 

«Il lavoro svolto sullo statuto vuole essere una testimonianza d’amore per la nostra terra e di servizio prestato alla Regione», ha dichiarato Ruggeri spiegando anche da dove nascono le ragioni di questa scelta. «I costituzionalisti operanti in tutte le università della regione volevano offrire un contributo, in spirito di autentica e solidale cooperazione, alla elaborazione di una nuova Carta statutaria la cui venuta alla luce, ad oltre settant’anni dal varo di quella ancora in vigore, non può tardare oltre». L’obiettivo è quello di mettere in mano agli operatori istituzionali, specie a quelli regionali, una bozza di articolato, corredata delle necessarie riflessioni teoriche di supporto, «cui essi possano fare, volendo, riferimento in sede di elaborazione del disegno di nuovo statuto». 

Un punto di partenza, una base per formulare la proposta definitiva. Per far questo ha assicurato il suo impegno il presidente dell’Ars Ardizzone. «Per rendere attuale e funzionale lo Statuto siciliano alla luce dei mutamenti normativi degli ultimi anni, dobbiamo partire dall’ottimo lavoro fatto dalle università siciliane – ha affermato -. Mi impegnerò affinché ve ne sia traccia e proverò a coinvolgere la commissione statuto dell’Ars e i capigruppo per dar forma a un disegno di legge organico e consegnare così uno strumento importante a coloro che governeranno dopo di noi. Se riuscissimo a modificare lo Statuto, attribuendogli maggiori prerogative, anche in ragione dell’ordinamento europeo, faremmo una gran cosa». 

La necessità di attualizzare lo statuto diventa improrogabile per alcuni istituti statutari che non sono più proponibili. «Pensiamo, ad esempio, agli organi giurisdizionali come l’Alta Corte ed il Consiglio di Giustizia Amministrativa – sottolinea il professore Giovanni Moschella, direttore del dipartimento di Scienze giuridiche e politiche – ed anche sul piano dell’organizzazione bisognerebbe attenuare il principio del simul stabuntsimul cadent (insieme staranno, insieme cadranno) che, nel presupposto della elezione a suffragio universale e diretto del Presidente della Regione, eviterebbe lo scioglimento dell’Ars in caso di sfiducia a quest’ultimo». 

Secondo il docente andrebbe rivisto anche il settore delle relazioni internazionali e sovranazionali «specie dalla nostra Regione, per la sua posizione strategica nel Mediterraneo, come dimostra la questione cruciale relativa alle immigrazioni». Tra le modifiche che si trovano nella bozza statutaria, «sono degni di nota i riferimenti al cittadino di passaggio ed ai suoi diritti», afferma l’avvocato Ciraolo. Il lavoro di attualizzazione dello statuto ha visto nei mesi scorsi vari docenti universitari siciliani predisporre in piena autonomia i vari articoli, ciascuno per le disposizioni loro assegnate. Il 16 e 17 marzo scorso si sono incontrati all’università di Messina e hanno illustrato i contenuti, sottoponendoli ad un fitto e proficuo dibattito. Subito dopo un comitato di coordinamento – composto dai professori Ruggeri in qualità di presidente, Giacomo D’Amico, Luigi D’Andrea e Giovanni Moschella, dagli avvocati Agatino Bellomo e Antonio Lanfranchi del foro di Messina e dalla capo di Gabinetto della Presidenza dell’Ars, Maria Ingrao – ha proceduto alla riunificazione dei testi e ad interventi meramente formali sugli stessi. 

Hanno partecipato alla redazione dell’articolato gli studiosi di diritto costituzionale dell’università di Catania Cariola, Emilio Castorina, Adriana Ciancio, Felice Giuffrè, Ida Nicotra e Francesco Paterniti. Dall’università Kore di Enna hanno contribuito Salvatore Curreri, Roberto Di Maria e Fausto Vecchio. E ancora Guido Rivosecchi dell’università Lumsa di Palermo e i colleghi dell’università del capoluogo Marco Armanno, Elisa Cavasino, Giuseppe Verde. Su Messina hanno collaborato Stefano Agosta, Giacomo D’Amico, Giovanni Moschella, Maria Letteria Quattrocchi e Giusi Sorrenti. Ad essi si sono aggiunti i professori Alessandro Morelli e Simone Pajno, che pur non operando presso università siciliane (rispettivamente, nell’università Magna Graecia di Catanzaro il primo, nell’università di Sassari il secondo) sono siciliani per nascita e formazione culturale.


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