Regionali, l’ex rettore Lagalla si presenta a Catania All’incontro centristi, accademici e pure Tony Recca

Idea Sicilia si colloca oltre: la vecchia politica, i partiti con il fiato corto, gli atavici problemi che soffocano la Sicilia. Lo ha scandito Roberto Lagalla, presentando il suo «movimento pre-politico» a Catania, davanti a una folla che si è radunata intorno ad un’evidenza: l’ex rettore dell’Università di Palermo fa sul serio e l’ipotesi di una sua candidatura a presidente della Regione è tutt’altro che peregrina. Non lo è specialmente per quel mondo centrista, dei cuffariani in cerca di riscatto e di qualche ex autonomista che intorno al professore sta ritrovando l’entusiasmo dei tempi andati. 

Guida la pattuglia il 72enne ex sindaco democristiano Francesco Attaguile, mentre tra quelli che non stanno un attimo fermi c’è l’ex consigliere provinciale dell’Udc Santo Primavera, campione di preferenze ad Acireale. Poi c’è l’ex consigliere lombardiano Mario Chisari e, a metà fra centristi e la folta rappresentanza di accademici ed universitari, un altro ex rettore, Antonino Recca. La squadra della sanità è invece guidata da Gianluca Albanese, dirigente medico al Policlinico-Vittorio Emanuele di Catania, mentre vero e proprio padrone di casa sembra essere Maurizio Caserta, già candidato sindaco e fiero oppositore, fuori dal palazzo, della giunta di Enzo Bianco. Tra il docente di economia e l’ex rettore c’è un saldo rapporto personale pronto a diventare partership politica, tant’è che Lagalla non esita a definirlo «l’ideologo di Idea Sicilia». In platea l’età media è piuttosto alta, mentre nei discorsi dal palco tutto è calibrato su «gioventù e innovazione», con lo stesso Lagalla che invoca «l’obbligo generazionale di soddisfare la domanda di cambiamento dei giovani». La sponda arriva da Caserta: «C’è una parte di paese, in Italia come in Sicilia, che vuole distruggere quello che c’era prima, poi c’è invece un’altra parte che non vuole distruggere, ma costruire, rimboccarsi le maniche».

Ciliegina sulla torta il richiamo al «modello Macron» – con il parallelo fra Idea Sicilia e il movimento En Marche! – apertamente tracciato dall’uomo che, secondo Totò Cuffaro, potrebbe diventare l’incarnazione del «partito della Regione» anti Movimento 5 stelle, clausola di sopravvivenza per centrodestra e centrosinistra in cerca d’autore. Ma quando i cronisti chiedono conto del ruolo dell’ex governatore, Lagalla taglia corto: «Credo di essere un pessimo attore perché mi piace interpretare solo la verità, sono regista di me stesso e non cerco altri registi». Eppure, nei confronti dei partiti la porta non sembra essere del tutto chiusa: «La nostra proposta è aldilà dei partiti ed al di fuori di ogni condizionamento – ripete l’ex rettore, in passato assessore regionale proprio con Cuffaro –. Mi auguro ci si possa incontrare con la classe politica in un determinato momento, ragionando però sui programmi che stiamo scrivendo fra la gente e attraverso il web». 

Molto più palpabile il distacco alla domanda sul percorso di Nello Musumeci, che dietro la sua candidatura vorrebbe unificare il centrodestra con l’apporto centrista, disegno che taglierebbe le ali al cuffariano rassemblement dei moderati: «Ogni candidatura merita rispetto perché si iscrive dentro una sfida democratica, ma è chiaro che noi riteniamo di poter raggiungere candidature diverse e differenti, il metodo resta quello di misurarci sui progetti».

Scorrono davanti alla sala i punti clou del manifesto di Lagalla per il futuro dell’Isola. Applausi quando l’ex rettore si schiera in difesa dell’autonomia siciliana: «Non va abolita, ma va preservata rendendola funzionale ai veri interessi della Sicilia, non possiamo buttare il bambino con l’acqua sporca». Tiepida la folla quando invece Davide Giacalone, giornalista e scrittore d’ispirazione liberale in prima linea per tirare la volata a Idea Sicilia, chiude la giornata declinando l’ispirazione europea del progetto: «L’Europa è salvezza, quello è il mondo delle regole cui la Sicilia deve agganciarsi, guardiamo all’economia di mercato e non alla Regione dei sussidi e del precariato».


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