Caso Genchi, M5s presenta mozione all’Ars «Nel 2007 una lettera gli annunciò ritorsioni»

Che la Regione, pallottoliere alla mano, si decida finalmente a stabilire se 58 è maggiore o minore di 50. A riportare l’attenzione sul caso di Gioacchino Genchi, l’ex dirigente rimosso negli anni passati dal ruolo di responsabile del servizio Tutela dall’inquinamento atmosferico – è il Movimento 5 stelle. Dopo un’interrogazione presentata a Palazzo Madama dalla senatrice Nunzia Catalfo, è il gruppo parlamentare all’Ars ad aver depositato una mozione per impegnare il governo a «disporre un accertamento al fine di verificare se sussistano condotte discriminatorie» e, se così risultasse, annullare «le delibere di giunta anche alla luce delle pronunce a favore del dottor Genchi».

Nell’atto che dovrà essere votato dall’Aula viene ripercorsa la storia del dirigente. Una storia che, nel corso degli anni, ha incrociato il cammino di tre diversi presidenti della Regione: Totò Cuffaro, Raffaele Lombardo e Rosario Crocetta. I tre, secondo Genchi, non avrebbero fatto quanto in loro potere per mettere ordine a una vicenda dai contorni surreali. Tutto ha inizio nel 2007, quando il chimico – oggi in pensione, ma con una disputa aperta con la Regione che comprende una richiesta di risarcimento di mezzo milione di euro – riceve una valutazione apparentemente negativa in merito alla sua attività amministrativa. Il punteggio – pari a 58,01 – fa riferimento all’anno precedente quando, sotto la giunta Cuffaro, Genchi blocca il progetto dei quattro mega-inceneritori che sarebbero dovuti sorgere a Palermo, Casteltermini, Paternò e Augusta. La valutazione, che negli anni successivi verrà pure riconosciuta inferiore a quanto realmente meritato dal dirigente, di per sé non sarebbe negativa, in quanto le norme regionali prevedono che per risultare sufficiente basta avere un punteggio superiore a 50.

Il groviglio aritmetico, però, entra in gioco nel 2009 con Lombardo governatore. È la sua giunta che prende in considerazione la scheda di Genchi. Decidendo una sospensione di quattro anni. Punizione che viene applicata in maniera retroattiva a partire dal 2007 e che va avanti nonostante, qualche tempo dopo, Genchi presenti ricorso straordinario proprio a Lombardo. Con il presidente che lo accoglie e annulla il decreto di revoca. Un atto però che non trova mai applicazione negli uffici. Tutt’altro: nel 2010, durante il Lombardo ter, letteralmente risorge. La grana arriva fino alla elezione di Crocetta, il quale più volte dichiara di non avere competenze sulla vicenda, rimandando le carte agli uffici. Un rimpallo che con il passare degli anni si trasforma in loop

Nel frattempo a Palermo rimane aperto un processo che vede imputati gli ex dirigenti Giovanni Arnone, Vincenzo Sansone, Pietro Tolomeo e Antonino Maniscalco e l’attuale direttore generale del dipartimento ai Beni culturali Sergio Gelardi, con l’accusa di aver dato una valutazione non idonea. La questione però pare non essere soltanto matematica: «Nello stesso periodo (il 2007, ndr) periodo – si legge nel testo della mozione che i cinquestelle presenteranno all’Ars – una missiva anonima recapitata a casa di Genchi gli preannunciava che, a causa delle mancate concessioni alle emissioni in atmosfera degli inceneritori, sarebbe andato incontro a una lunga serie di atti persecutori». 


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I cinquestelle hanno depositato una richiesta per «verificare se sussistano condotte discriminatorie» alla base della sospensione dell'ex dirigente del servizio Tutela dall'inquinamento atmosferico. Che avrebbe pagato lo stop ai mega inceneritori voluti da Cuffaro. Il tutto con una valutazione non valida da parte degli uffici

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