Sommergibili e aerei della Nato tra Catania e Augusta Attivisti in presidio contro «l’esercitazione di guerra»

Ci sarà un gran via vai di navi, sommergibili ed elicotteri da domani nelle acque della Sicilia orientale. In realtà già da alcuni giorni i mezzi militari di dieci Paesi della Nato sono visibili nei porti di Catania e Augusta, ma non fotografabili, pena la cancellazione delle immagini come successo al catanese Salvo Puccio. È la Dynamic manta 2017, l’esercitazione dell’organizzazione del Tratto atlantico, che si svolge nel Mar Ionio dal 13 al 24 marzo e serve all’addestramento alla lotta anti sommergibile e contro i mezzi di superficie. Per le associazioni antimilitariste «una simulazione di caccia tra sommergibili che si alterneranno nei ruoli di cacciatore e cacciato, con il supporto di navi, elicotteri e aerei da pattugliamento». A guidare la protesta è il coordinamento dei comitati No Muos che ha indetto, per domenica 19 marzo, alle 10.30, un presidio davanti i cancelli della banchina Tullio Marcon della base navale di Augusta.

L’esercitazione della Nato prevede la presenza di sommergibili provenienti da Francia, Grecia, Italia, Spagna, Turchia e Stati Uniti, e di dieci navi militari di Francia, Grecia, Inghilterra, Italia, Spagna, Turchia e Stati Uniti. Con il supporto di 14 aerei da pattugliamento marittimo ed elicotteri. «L’Italia – spiega in una nota la Marina militare – oltre a partecipare con il cacciatorpediniere Luigi Durand De La Penne, il sommergibile Pietro Venuti, e un elicottero SH90 – fornirà supporto logistico attraverso il comando marittimo della Sicilia, la base navale di Augusta e Sigonella». Obiettivo è «affinare capacità e tecniche dei sommergibili e delle navi dell’Alleanza atlantica. Scenari realistici ed eventi con difficoltà crescente – sottolinea la Marina – caratterizzeranno i temi addestrativi per incrementare la capacità di combattimento in contesti operativi multinazionali».

I No Muos puntano il dito in particolare contro la presenza di sottomarini a propulsione nucleare, già partecipanti all’edizione dello scorso anno. E denunciano la mancanza di un piano emergenza aggiornato secondo quanto prevede la legge. «Per l’ipotesi d’incidente atomico – denunciano – manca ad oggi un piano di emergenza esterna, aggiornato e accessibile al pubblico, nonostante il porto di Augusta sia periodicamente interessato dal transito e dalla sosta del naviglio nucleare di Stati Uniti e altri Paesi Nato. La notizia è stata confermata indirettamente, nel mese di gennaio, dalla stessa prefettura di Siracusa che, in risposta alla richiesta di alcuni attivisti, aveva negato l’accesso al piano d’emergenza attualmente in vigore, proprio perché “in fase d’aggiornamento”». Secondo gli attivisti, la risposta della prefettura è inadeguata, stando alla legge che impone di fornire le informazioni necessarie alle popolazioni interessate «senza che le stesse ne debbano fare richiesta», rimanendo «accessibili al pubblico, sia in condizioni normali, sia in fase di preallarme o di emergenza radiologica» (D.Lgs. 230/95). «Regole – sottolineano i No Muos – che, ad Augusta come nei restanti porti militari e nucleari italiani, da oltre vent’anni rimangono lettera morta. E questo, già da solo, offre la misura dei pericoli a cui sono esposti i territori a causa della militarizzazione e delle operazioni di guerra che vedono tristemente protagonista la Sicilia e il Mediterraneo».

Infine gli attivisti denunciano che un’altra area della Sicilia sud orientale – quella di Pachino, tra Punta delle Formiche e Punta Castelluzzo – in questi giorni è interdetta «alla navigazione, alla sosta, alla pesca e a mestieri affini». Il divieto è scatttato a causa di un’esercitazione di tiro a fuoco delle forze speciali statunitensi (Special Forces Group USA) nel poligono marittimo di Pachino Target Range E321. La notizia è confermata dall’ordinanza della Capitaneria di Porto di Siracusa, firmata lo scorso 15 febbraio e valida – in determinati giorni – fino al 22 marzo. In questo caso, spiegano i No Muos, «è coinvolta un’incantevole area naturalistica, marina e terrestre, da tempo asservita alle periodiche e intense prove belliche della Nato e dei marines, anche tramite l’utilizzo dei famigerati droni (aerei senza pilota) ospitati a Sigonella». I comitati No Muos da anni portano avanti critiche e denunce «contro la trasformazione della Sicilia in un laboratorio di guerra permanente, che va di pari passo al suo ruolo operativo di piattaforma offensiva proiettata nei teatri bellici africani, mediorientali e asiatici. Un ruolo – aggiungono – aggravato dalla recente conferma del dissequestro del Muos di Niscemi da parte della Cassazione, mentre è in programma l’allargamento della base dei droni-killer di Sigonella».


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