Bilancio, i numeri che non convincono commissione Dall’acquisto di mobili alla promozione della Regione

Le relazioni tecniche. Molti dipartimenti non hanno presentato alla commissione Bilancio all’Ars le relazioni che motivano le spese inserite nel bilancio regionale e così l’organismo parlamentare (complici, naturalmente, anche i malumori all’interno della maggioranza) ha deciso di non andare avanti nell’esame del bilancio di previsione per il 2017 e di scegliere la via di un altro mese di esercizio provvisorio. Già nella lunga giornata di ieri si è parlato di capitoli per i quali l’anno scorso non erano stati stanziati fondi e che invece trovano spazio (e soldi) nella manovra economica di fine legislatura, oppure di capitoli dagli importi decisamente inferiori, per i quali invece quest’anno sono state avanzate richieste maggiori. 

Tra questi, ci sono i 10mila euro previsti dal dipartimento per le attività sanitarie e osservatorio epidemiologico dell’assessorato alla Salute per l’acquisto di mobili e arredi; i 100mila euro di spesa previsti dal dipartimento dell’Ambiente per la «redazione e la progettazione esecutiva del piano regionale per la difesa del litorale marino costituente demanio marittimo regionale»; i 10mila euro previsti dalla segreteria generale della Regione per l’acquisto di attrezzature; i 10mila per l’acquisto di macchine per l’ufficio e i 20mila per l’acquisto di mobili e arredi. Tutti capitoli per i quali lo scorso anno non era stato speso nemmeno un euro.

Ci sono 20mila euro destinati alle missioni del personale dell’ufficio speciale per la differenziata istituito da Crocetta in piena emergenza rifiuti, la scorsa estate. E ancora 300mila euro per l’ufficio legislativo e legale (lo scorso anno erano stati 100mila, di cui sono rimasti 2.200 euro dal bilancio 2016) destinati alle «spese per i giudizi, l’assistenza e la consulenza legale, nonché spese per la stipula della copertura assicurativa per la responsabilità civile derivante dall’esercizio della professione».

Ci sono 40mila euro per la Segreteria generale destinati alle «spese per utenze e canoni diverse da energia elettrica e telecomunicazioni». Sale a 100mila euro (lo scorso anno erano stati 60mila) la spesa per gli uffici di diretta collaborazione del presidente, destinati alla «pubblicizzazione e alla pubblicazione di argomenti riguardanti la Regione Siciliana, nonché per l’espletamento delle funzioni di informazione e di comunicazione». Ancora tra le pagine che riguardano gli uffici di diretta collaborazione del presidente, la spesa per gli abbonamenti alle agenzie di stampa passa dai 200mila euro dello scorso anno ai 500mila euro previsti per il 2017.

C’è il milione di euro (lo scorso anno il capitolo era a zero) per il dipartimento delle Attività Produttive per le «spese per studi, iniziative e ricerche dirette a favorire incoraggiare e promuovere il progresso scientifico, tecnico ed economico nelle materie di competenza del dipartimento, nonché per studi e rilevazioni di carattere statistico-economico concernenti l’importazione e l’esportazione».

Ancora alla Presidenza, al dipartimento della Programmazione, per le «spese per organizzazione eventi, pubblicità e servizi per trasferta nell’ambito del Po-Fesr 2014-2020» i costi previsti passano dai circa 156mila euro dallo scorso anno, ai circa 250mila per il 2017. Nello stesso ufficio gli «interventi di parte corrente per lavoro flessibile, quota lsu e acquisto di servizi da agenzie di lavoro interinale per l’attuazione del programma di cooperazione transfrontaliera Italia Tunisia 2014-2020» la spesa raggiunge i 290mila euro (lo scorso anno erano stati 75mila), mentre nell’ambito dello stesso progetto internazionale, le spese per l’organizzazione di eventi, pubblicità e servizi di trasferta passano dai 77mila euro del 2016 ai 117mila inseriti nel nuovo bilancio.

Soltanto alcuni esempi, tra le ottomila voci che compongono il bilancio regionale, rispetto alle quali adesso la Commissione chiede chiarezza agli uffici e al governo. Che, nel frattempo, lavora anche sul fronte politico per cercare di tenere in piedi quel che resta di una maggioranza ormai proiettata verso la lunga campagna elettorale.


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