Castelvetrano, cugino di Messina Denaro parlò del sindaco Giarrusso: «Si valuti scioglimento per infiltrazioni mafiose»

Meno di un anno dopo dal caso Giambalvo, Castelvetrano potrebbe tornare in parlamento. Anche questa volta per i presunti incroci tra politica e Cosa nostra. Ad annunciarlo è il senatore del Movimento 5 stelle, Mario Giarrusso, con un comunicato che arriva all’indomani della notizia del sequestro a carico degli imprenditori Marco Giovanni ed Enrico Maria Adamo. Padre e figlio accusati di aver fatto affari, grazie alla vicinanza al boss latitante Matteo Messina Denaro. «Fino a quando la mafia e la politica andranno a braccetto, non si vedrà un filo di luce», dichiara il parlamentare. 

Enrico Adamo è stato in passato anche assessore e consigliere del Comune del Trapanese, con il padre legato a doppio filo a Forza Italia, partito per il quale avrebbe cercato negli anni scorsi di fare scouting, cercando di convincere tanti dei politici del centrodestra ad aderire. Tra loro anche l’attuale sindaco Felice Errante, politico del Nuovo centrodestra, l’anno scorso finito indirettamente al centro dell’attenzione in seguito alle dimissioni del consiglio, dopo il ritorno di Lillo Giambalvo, il consigliere che aveva rivendicato la conoscenza di Messina Denaro. Da quella vicenda Giambalvo ne era uscito assolto da un punto di vista giudiziario, ma con l’immagine pubblica inevitabilmente compromessa, fatto questo che aveva creato imbarazzo a tutti i colleghi.   

Di nuovi possibili intrecci tra mafia e politica, però, ne ha parlato ieri il quotidiano La Repubblica, riportando parte dei verbali degli interrogatori di Lorenzo Cimarosa, cugino acquisito di Messina Denaro, deceduto a inizio gennaio, dopo aver trascorso gli ultimi anni della vita a collaborare con la magistratura. Cimarosa, che era stato arrestato nel 2013, ha dichiarato di aver ricevuto nel 2012 – in piena campagna elettorale – la visita di Errante che, accompagnato da Enrico Adamo, avrebbe chiesto il supporto in vista delle elezioni. «Ci dissi io non posso votare, lo sai, però io ho 30 operai, posso parlare con loro e vediamo cosa posso fare. Tu basta che fai le cose giuste per tutti, diciamo, io problemi non ne ho, posso parlare ai dipendenti», ha raccontato Cimarosa ai magistrati.

Errante, secondo il collaboratore, non sarebbe stato l’unico politico ad avvicinarsi in cerca di voti. Così come gli Adamo avevano rapporti anche con altri rappresentanti politici. Da Gianni Pompeo, ex sindaco di Castelvetrano in quota Udc, a Livio Marrocco, ex deputato regionale, passando per Giuseppe Marinello, presidente della commissione Ambiente al Senato. Per tutto ciò, Giarrusso annuncia un’interrogazione parlamentare. «Presenterò interrogazione parlamentare con carattere di urgenza affinché si intervenga immediatamente per liberare Castelvetrano dalla mafia e dalla sporca politica che tiene i cittadini schiavi del sistema – prosegue il pentastellato -. Chiederemo al ministro Minniti se intenda inviare commissari ministeriali al fine di verificare e monitorare l’operato dell’amministrazione comunale e di conseguenza anche lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose». 

Dal canto suo, Errante ha replicato già ieri. «Nel corso della campagna elettorale del 2012 – si legge in una nota – credo di aver parlato con oltre 20mila persone, ma non si possono adombrare aderenze con consorterie mafiose quando la mia posizione contro la mafia è sempre stata chiara. Così come è certo – continua il primo cittadino – che mai sono sceso a compromessi elettorali e che non ho chiesto consenso subordinandolo a impegni di nessun genere». Sul rapporto con Adamo figlio, Errante ha sottolineato. «È naturale che io conosca Enrico Adamo, collega assessore comunale prima e consigliere comunale dopo, così come è naturale che abbia potuto parlare con lui al telefono di politica». Mentre ha negato che l’imprenditore sia vicino ad Alleanza Etica, la lista tramite la quale Errante è intenzionato a ripresentare la propria candidatura a sindaco di Castelvetrano. 


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