Le 12 notizie più importanti del 2016 in Sicilia Finti rapimenti, condanne, Muos e terrorismo

Una notizia al mese per raccontare il 2016 che per spegnersi. Non è stato semplice scegliere i fatti più importanti di un anno denso di avvenimenti: dalle proteste per difendere il diritto alla Salute contro la chiusura di punti nascita e pronto soccorso, fino all’attentatore di Berlino con una lunga parentesi in Sicilia. Ma il terrorismo torna anche sottoforma di bufale, come quella del falso passaporto Isis per cui è accusato un giovane siriano. E ancora la condanna a Veronica Panarello per aver ucciso il figlio Loris e l’accensione definitiva del Muos di Niscemi. Ecco le 12 notizie sintetizzate in due minuti di testo e immagini.

GENNAIO

Nei primi giorni del 2016 chiudono i punti nascita negli ospedali di Petralia Sottana, Santo Stefano di Quisquina, Lipari e Mussomeli. Secondo la ministra Beatrice Lorenzin, la decisione va nella direzione della tutela della salute: partorire in centri dove nascono meno di 500 bambini all’anno non è sicuro. Ma esplodono le proteste dei cittadini, quelle più vivavi sulle Madonie. Negli ultimi sei anni in Sicilia sono stati chiusi 17 punti nascita. 

FEBBRAIO

Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa dalla Procura di Caltanissetta. Scattano perquisizioni nella sua abitazione e nei suoi uffici, dove vengono sequestrati documenti che riportano informazioni su politici, magistrati ed esponenti delle forze dell’ordine, e materiale informatico. 

MARZO

Mourad El Ghazzaoui, giovane siriano sbarcato a Pozzallo a fine 2015, è accusato di terrorismo dalla Procura di Catania, che lo ritiene appartenente a un gruppo vicino a Isis. A sostegno delle contestazioni si porta un presunto passaporto dello Stato Islamico trovato addosso al migrante. Un documento che però MeridioNews rivela essere una bufala, un falso che gira online almeno dal 2014.

APRILE

Gianluca Gemelli, l’imprenditore siracusano compagno dell’ex ministra Federica Guidi, è indagato nell’indagine della Procura di Potenza sulla presunta lobby del petrolio. Gemelli avrebbe avuto interessi economici legati al porto di Augusta e per questo, secondo l’accusa, avrebbe esercitato pressioni per la riconferma alla guida dell’autorità portuale siracusana dell’avvocato catanese Alberto Cozzo, che gli avrebbe agevolato gli affari. Alcuni mesi dopo Cozzo verrà sostituito dal ministero dei Trasporti. 

MAGGIO

«Quando ho sentito aprire lo sportello dell’auto ero talmente terrorizzato che pensavo fossero loro, che era finita, invece erano i ragazzi della polizia che mi hanno salvato la vita». Così Giuseppe Antoci, presidente del parco dei Nebrodi, ha raccontato l’attentato subito sulla strada tra San Fratello e Cesarò: grossi massi lungo la carreggiata, l’auto costretta a fermarsi e diversi colpi di fucile contro la blindata. Antoci, in collaborazione con la Prefettura e il Comune di Troina, ha siglato un protocollo di legalità che ha permesso di sottrarre i terreni dei Nebrodi dalle mani delle locali famiglie mafiose. Gli autori dell’attentato non sono ancora stati individuati. 

GIUGNO

Gli incendi devastano la Sicilia, in particolare il Palermitano. In diversi casi, con le linee d’emergenza intasate e i mezzi impegnati altrove, sono stati i cittadini a rimboccarsi le maniche e a spegnere i roghi che minacciavano case e attività commerciali. 

LUGLIO

A 83 anni muore Bernardo Provenzano, capo di Cosa Nostra. Era malato da tempo e, a detta della sua difesa, «ormai incapace di intendere e di parlare». Arrestato nel 2006, dopo una latitanza di 43 anni, con Totò’ Riina e Leoluca Bagarella è stato uno degli artefici della spietata guerra di mafia che, tra gli anni 70 e 80, ha portato i Corleonesi a diventare egemoni in Cosa Nostra, dopo oltre cinquemila morti ammazzati. Provenzano è stato condannato a numerosi ergastoli, tra gli altri per le stragi di Capaci e via D’Amelio in cui morirono i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, per gli omicidi del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, del capo della Mobile di Palermo Boris Giuliano, del tenente colonnello Giuseppe Russo, dei commissari Beppe Montana e Antonino Cassarà, del presidente della Regione Piersanti Mattarella, e di Pio La Torre.

AGOSTO

Ram Lubhay, ambulante indiano che vendeva collanine sul lungomare di Vittoria, viene accusato di aver tentato di rapire una bambina. Viene fermato dai carabinieri, ma il pubblico ministero decide di non convalidare il fermo, scatenando polemiche politiche a livello nazionale. Diversi giorni dopo, sulla base degli elementi raccolti e della ritrattazione di alcuni testimoni, emerge che Lubhay non ha provato a portare via nessuna bambina. Verrà comunque espulso dall’Italia perché privo di permesso di soggiorno e il caso archiviato dalla Procura di Ragusa. 

SETTEMBRE

Nella Valle dei Templi di Agrigento l’ex premier Matteo Renzi e il governatore Rosario Crocetta firmano il Patto per la Sicilia, un documento che contiene oltre mille interventi, distribuiti nei settori turismo e cultura, infrastrutture, sviluppo economico, ambiente e sicurezza. Un parco progetti del valore di 5 miliardi 745 milioni di euro. Ma di questi, solo una parte rappresentano investimenti nuovi. 

OTTOBRE

Veronica Panarello viene condannata a 30 anni di carcere per aver ucciso il figlio di otto anni, Loris e averne occultato il cadavere. A due anni di distanza dall’omicidio del piccolo, il Gup di Ragusa mette momentaneamente la parola fine a una delle vicende giudiziarie più seguite in Italia.

NOVEMBRE

Dopo il dissequestro da parte della magistratura italiana, l‘annuncio che il Muos di Niscemi è pienamente operativo arriva direttamente dal Pentagono. «The ground station in Niscemi is operational», sono le parole usate da Christian Becker, responsabile del Comando e Controllo delle Comunicazioni e dell’Intelligence. L’impianto satellitare statunitense per le telecomunicazioni militari è stato combattuto per anni da un ampio movimento, sia con partecipate manifestazioni che nelle aule giudiziarie. 

DICEMBRE

Un camion piomba sulla folla in uno dei mercatini di Natale più frequentati di Berlino, uccidendo 12 persone. Alla guida del mezzo c’è Anis Amri, 21enne tunisino che si sarebbe votato alla causa dell’Isis. Prima di arrivare in Germania, Amri ha trascorso quattro anni nelle carceri siciliane: arrestato a Belpasso nell’ottobre del 2011 per aver dato fuoco alla comunità per minori dove era ospite, viene trasferito dal carcere catanese di Piazza Lanza a quello di Enna, poi a Sciacca, Agrigento, al Pagliarelli di Palermo e infine all’Ucciardone. Spostamenti motivati da motivi di sicurezza. Infine finisce nel Cie di Caltanissetta da dove dovrebbe essere espulso, ma il meccanismo di rimpatrio s’inceppa. Dalla Tunisia non arrivano i documenti, Anis Amri non viene rispedito a casa e di lui si perdono le tracce. Fino al giorno dell’attentato. 


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