Scuola, insegnanti siciliani sulla nuova ministra «Contenti solo perché hanno cacciato Giannini»

Un’operazione di facciata, ma comunque apprezzata. Questo, in sintesi, il giudizio degli insegnanti siciliani in merito al cambio di guardia al ministero dell’Istruzione, deciso dal neo-presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, dopo le dimissioni di Matteo Renzi. La sostituzione di Stefania Giannini con Valeria Fedeli, di fatto rappresenta – al netto di passaggi da un dicastero all’altro o, come nel caso di Maria Elena Boschi, di nomina a sottosegratari – l’unica importante bocciatura della squadra di governo uscente.

Inevitabile collegare l’estromissione alle critiche legate alla Buona scuola, la riforma che tanto ha fatto discutere, suscitando le proteste di migliaia di insegnanti, critici davanti alle innovazioni introdotte. Dall’aumento dei poteri da parte dei dirigenti scolastici all’obbligo di trasferirsi nelle sedi assegnate, pena il licenziamento, la legge, che era stata presentata dal governo Renzi come un’opportunità di ingresso nel mondo della scuola, si è rivelata un boomerang. «Cosa penso del cambio di ministra? Su internet festeggiano tutti – commenta Elisa, che, neoassunta, insegna in una scuola primaria di San Gregorio, in provincia di Catania -. Il governo Renzi ha pagato la presa di posizione dei docenti al referendum, praticamente tutti abbiamo votato no per mandare un segnale forte». La soddisfazione per la caduta di Giannini, tuttavia, non implica particolari speranze di cambiamento per il futuro. «Fedeli? Per quel che ne so è stata sindacalista nel settore tessile. Non ha nulla a che vedere con la scuola e questo non fa ben sperare», conclude.

A commentare la nuova nomina è anche Nelly Fronterrè, presidente del comitato Ottomila esiliati fase B Gae,che raccoglie molti di coloro i quali si sentono «vittime» della riforma. «Io sono una di quelle – racconta a MeridioNews -. La speranza è che il nuovo governo metta mano alle modifiche che erano state proposte sotto forma di emendamenti, e che non sono stati trattati per l’esigenza di approvare la legge di stabilità. Alla fine – prosegue – anche Renzi aveva ammesso che la Buona scuola aveva dei difetti». Su cosa potrà fare la nuova ministra, Fronterrè, che insegna nel Siracusano, non si sbilancia. «La speranza è che finalmente il Pd capisca che, così come stanno, le cose non possono andare avanti. Però mi sa che bisognerà aspettare un ritorno alle urne per qualche modifica importante», sottolinea. 

A nutrire poche aspettative è anche Andrea, catanese che è andato a insegnare a Torino. «Mi sembra solo un’operazione di maquillage, d’altronde la nuova ministra ha votato la Buona scuola ed è di area renziana – commenta -. Non c’è alcuna discontinuità con il passato governo». Anche per lui nella vittoria del no al referendum ha inciso notevolmente la volontà degli insegnanti di cacciare Renzi. «Il governo non ha saputo fare autocritica, e anche in questi giorni non sono stati molti quelli che hanno capito che l’atteggiamento arrogante assunto con i docenti ha contribuito al disastro sulla riforma costituzionale».

Chi invece spera che qualcosa possa comunque cambiare, e magari in fretta, è Leonardo. «Se penso che Fedeli è una dei parlamentari che hanno votato favorevole alla Buona scuola, oltre ad aver annunciato che con la sconfitta al referendum si sarebbe dovuti ritornare al voto, mentre adesso si trova a essere ministra, le aspettative non sono delle migliori. Ma voglio essere ottimista». Il motivo è presto detto. «Con la riforma sarei dovuto andare fuori dalla Sicilia, ma sono riuscito a chiedere l’assegnazione provvisoria. Adesso però – racconta – se non creeranno nuove deroghe al vincolo triennale, che obbliga gli insegnanti a rimanere nella stessa sede per i primi tre anni, a settembre sarò costretto a trasferirimi». 


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