Truffa da 500mila euro all’Agenzia per agricoltura Denunciati braccianti e alcuni funzionari pubblici

Ammonterebbero a 500mila euro i finanziamenti dell’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, illegittimamente ottenuti da otto braccianti agricoli e allevatori che sono stati denunciati dai carabinieri di Sant’Agata di Militello. Oltre a loro l’indagine è scattata per altre sei persone. Si tratta di operatori di Centro assistenza agricola di Catania, Messina, Aci Castello, Novara di Sicilia, Rocca di Caprileone e Tortorici che, secondo le indagini dei militari dell’Arma, hanno dichiarato «falsamente e all’insaputa dei legittimi proprietari di essere usuari dei terreni poiché ceduti o concessi in locazione per agricoltura o pastorizia, senza realmente esercitare le attività». 

Le accuse per i 14 denunciati sono di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dell’Agea e falsità ideologica. Le indagini sono scattate dopo alcuni controlli effettuati dai carabinieri di San Salvatore di Fitalia su alcuni terreni del Comune in provincia di Messina. Alcune irregolarità su degli appezzamenti sulla carta non coltivati, li hanno spinti ad approfondire gli accertamenti. È così emerso che i denunciati «hanno inserito tra le particelle catastali dichiarate un fondo registrato come terreno agricolo mentre, in realtà, era un’area sottoposta a vincolo ambientale e in precedenza adibita a discarica comunale, nella quale sono stati apposti i sigilli e che prossimamente dovrà essere bonificata» spiegano i carabinieri. 

In un’altra circostanza «una zona inserita dagli indagati come terreno agricolo, in verità è risultata essere un’area boschiva impervia ed impraticabile – proseguono -. Diversi fondi sono stati illecitamente censiti come destinati al pascolo e in realtà occupati da rovi, fitte vegetazioni e terreni scoscesi». Gli illeciti sarebbero cominciati nel 2003 per proseguire fino al 2015. I carabinieri sono riusciti a ricostruire in maniera approfondita l’articolata e complessa rete di rapporti che si è consolidata in 12 anni di presunte attività illecite. Accertando anche i sistemi impiegati dai fittizi allevatori che con la compiacenza dei funzionari pubblici «parti attive nelle attività» riuscivano ad arricchirsi. Le indagini adesso proseguono anche per verificare il possibile coinvolgimento del clan mafioso di Tortorici. Tra le persone denunciate alcune sono imparentate con esponenti della criminalità locale.


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