L’amaro alla cannabis con gli effetti della marijuana La creazione di una statunitense di origini siciliane

Assumere cannabis e godere delle sue proprietà, senza dover fumare. È questa la scommessa di Camille Messina, 36enne statunitense di origini siciliane, ideatrice dei Bitter Messina, una serie di amari a base di erbe tra cui, appunto, la cannabis. Il rapporto tra Camille e la pianta risale all’infanzia, e, in un momento in cui in Italia si discute della possibilità di legalizzare l’uso ricreativo della cannabis, può fornire validi spunti di riflessione.

«Le piante sono da sempre la mia passione – racconta Camille a MeridioNews -. Sono cresciuta a Phoenix, in Arizona, aiutando mia madre nel giardino di casa. La mia passione mi ha portato a lavorare sui garden roof di Brooklyn e a un progetto di permacultura a Rio de Janeiro». Fino all’impegno nella coltivazione della cannabis, pianta che fino a pochi anni fa anche negli Stati Uniti è stata al centro di un lungo dibattito che ha portato nel 2014 all’inizio del processo di legalizzazione nell’Oregon, Stato in cui oggi Camille vive.

«Mio padre è stato un forte sostenitore della legalizzazione, ha usato la cannabis per trattare il dolore da mieloma multiplo, un tipo di cancro – continua -. Grazie a essa ha potuto vivere la sua vita con dignità. Vedendo come le piante potrebbero fare la differenza nella vita delle persone, mi sono sentita costretta a imparare di più». A ciò la 36enne ha unito la passione per la medicina olistica e i drink. «Ho iniziato a cimentarmi con la creazione di amari e mi sono accorta che piacevano». L’utilizzo della cannabis come base da cui partire per lo sviluppo dei bitter ha comportato anche un lavoro nascosto. «C’è stato un periodo in cui organizzavamo cene da accompagnare con cocktail speciali. Si tenevano in località segrete che comunicavamo la sera prima». Oggi le cose sono un po’ cambiate: in Oregon è possibile consumare cannabis a casa e acquistarla nei negozi specializzati. «I cocktail sono bevuti in prevalenza dai pazienti e nelle feste private. I bar? Ancora non possono, ma arriverà il momento in cui sarà possibile bere in pubblico i bitter alla cannabis».

Dopo un anno di attività, Camille è cosciente di aver attuato una piccola rivoluzione. «Ho lanciato Messina Bitters nel 2015, credo che sia la prima azienda di amari alla cannabis legale nel Paese – tiene a sottolineare -. Fare un buon amaro non è semplice: tendo a selezionare le materie prime non solo per il sapore ma anche per le loro proprietà medicinali. Per l’amaro alla cannabis ho fatto più di cento prove». 

Ma cosa accade quando lo si beve? «Le nostre bottiglie hanno un contagocce utile a ottenere una dose di THC basso, pari a cinque milligrammi. Se si vuole di più, basta aggiungere un altro contagocce pieno. Gli effetti? Dipendono dalla persona, ma gli amari hanno il vantaggio di essere assorbiti in tempi brevi. Diciamo che l’amaro alla cannabis rilassa, ispira conversazioni profonde, combatte la nausea, ma fa fare anche un sacco di risate». Senza gli effetti dannosi del fumo.

A provare i Messina Bitters sono in tanti. «Sono stati così popolari sin da subito che non ho pensato di fare una campagna pubblicitaria», racconta Camille, che sulla possibilità che gli amari alla cannabis possano arrecare danno alle persona chiosa. «Nessuno finora ha avuto problemi, ma qualsiasi cosa può essere pericolosa se si consuma in quantità eccessiva. Anche l’acqua».

Una battuta infine sulla Sicilia, terra che, nonostante le origini, Camille non ha ancora visitato. «Sono siciliana sia da parte di mio padre che di mia madre. I miei nonni materni erano siciliani. Sono cresciuta sentendo racconti della Sicilia e mangiando il vostro cibo. Chiunque sogna di andarci. Questa intervista mi darà lo spunto giusto per venirvi a trovare? Che sarà sarà…»


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Si chiama Camille Messina, vive in Oregon e i suoi nonni erano originari dell'Isola. Ha conosciuto la pianta quando il padre la usava per lenire i dolori del cancro. Oggi i suoi cocktail sono apprezzati, anche se può venderli solo nel suo Stato. «Un tempo li servivo in località nascoste», racconta. Guarda le foto

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