Ingroia prosciolto, attacca: «Magistrato troppo solerte» Avvocato Trantino annuncia azione civile contro ex pm

Il 16 agosto Antonio Ingroia è stato prosciolto dall’accusa di aver assunto in maniera irregolare 75 dipendenti nella Sicilia e-Servizi, la società partecipata dalla Regione che si occupa della gestione dei servizi informatici dell’ente e di cui lui è amministratore unico. Il gip di di Palermo, Fernando Sestito, accogliendo la richiesta del pubblico ministero, ha archiviato per «infondatezza della notizia di reato» il procedimento a carico di Ingroia, che vedeva coinvolto anche il presidente Rosario Crocetta. 

Pochi giorni dopo, l’ex pubblico ministero di Palermo ha scritto un lungo post sul suo blog ospitato dal quotidiano online Huffington post, dal titolo Giustizia è fatta, ma sui giornali resto un indagato. Ingroia ripercorre la vicenda che lo ha visto indagato, rivendica maggiore spazio sui media per la notizia dell’archiviazione e solleva dubbi sul legame indiretto tra Gianluca Albo, il magistrato della Corte dei conti che ha avviato il procedimento contro di lui, e Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, proprio su richiesta dell’allora sostituto procuratore Ingroia. Il post chiama in causa l’avvocato catanese Enzo Trantino, legale di Dell’Utri e parente di Albo. Il noto penalista di Catania – tramite il figlio Enrico, pure lui avvocato – ha annunciato di voler avviare un’azione civile nei confronti di Ingroia. «Ho solo messo in fila i fatti – replica Ingroia a MeridioNews – piuttosto sarò io a difendermi nelle aule giudiziarie perché Enrico Trantino mi ha offeso e diffamato». 

È questo il passaggio del post di Ingroia che ha avviato il botta a risposta: «Un fin troppo solerte sostituto procuratore della Corte dei Conti – scrive l’amministratore di Sicilia E-Servizi – legato, sia da affinità parentali che da passati incarichi consulenziali, a uno dei difensori dell’ex senatore Dell’Utri, come noto, da me fatto condannare per concorso esterno in associazione mafiosa e oggi perciò in carcere dopo la condanna definitiva, pensò bene nell’aprile 2014 di accusarmi di un presunto danno erariale di due milioni di euro per effetto di quelle assunzioni, secondo lui non consentite, ignorando del tutto l’evidenza che i danni sarebbero stati assai più gravi, ben superiori alle centinaia di milioni, per non considerare i rischi incalcolabili per l’incolumità pubblica e la salute pubblica dei siciliani, che si sarebbero certamente determinati, se non avessi fatto quella scelta, unica possibile per impedire la paralisi dell’attività informatica». Il sostituto procuratore della Corte dei Conti di Palermo a cui fa riferimento Ingroia è appunto Gianluca Albo, genero di Enzo Trantino. Quest’ultimo, quando era parlamentare, in qualità di presidente della commissione d’inchiesta Telekom-Serbia, ha nominato Albo consulente gratuito. 

Parole a cui ha replicato, su Facebook, Enrico Trantino: «Ingroia – scrive l’avvocato catanese – attribuisce i suoi guai giudiziari a un solerte magistrato della Corte dei Conti, “legato, sia da affinità parentali che da passati incarichi consulenziali, a uno dei difensori dell’ex senatore Dell’Utri”. Il difensore cui allude il signor Ingroia è mio padre. Mi guardo bene dal lavare l’onta (per questo ci penseranno i giudici cui ci rivolgeremo). Credo però sia eloquente che un tizio che per decenni ha fatto il magistrato, parli di iniziative giudiziarie infondate, frutto solo di ritorsioni e vendette strumentali. Anzi, dalla sicurezza con cui ne parla, sembra quasi che siano state il suo pane quotidiano. Insomma, una carriera costruita su secoli di carcere richiesti per convenienza. Ha ragione Ingroia: qualcuno si deve vergognare e chiedere scusa». Sollecitato da MeridioNews, Trantino sottolinea: «Albo è mio cugino, ci vediamo una volta l’anno e non parliamo certo di lavoro, ma di come crescono i nostri figli. A riprova della sua integrità ricordo che fu lui ad avviare il peggiore atto di accusa nei confronti di Nello Musumeci che, si sa, ci è molto vicino». (Musumeci fu accusato per danno erariale e poi assolto dalla Corte dei conti per fatti risalenti alla sua esperienza di presidente della provincia di Catania ndr). 

«Ho solo messo in fila i fatti – precisa Ingroia -, se Trantino ritiene diffamatorio dire la verità è un problema suo. Non era mia intenzione sollevare sospetti, ma mi sembra evidente che, per questione di immagine e di opportunità, Albo avrebbe dovuto fare un passo indietro e passare il caso che mi vedeva indagato ad altri colleghi della Corte dei Conti, come peraltro avviene spesso in diversi uffici giudiziari». Quindi l’amministratore di Sicilia E-Servizi passa al contrattacco. «Dire che ho costruito la mia carriera mandando in carcere gente innocente per convenienza, mi offende, quindi – conclude – sto valutando di procedere contro Enrico Trantino con un’azione civile o con una querela penale». 


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