La Viaggiatrice, film da Enna alla Mostra di Venezia Il 27enne regista siciliano racconta chi vive ai margini

«E se rubassero la giovinezza a una ragazza? Sono partito da questa domanda per cercare di immaginare la storia», spiega il 27enne Davide Vigore. Il suo film, La Viaggiatrice, racconta il disagio di una marocchina ventenne che lavora come badante presso la casa di un’anziana signora. «Hind, questo il suo nome, passa le sue giornate ad assistere l’ottantenne che ormai, non ascolta, né parla. La giovane assimila gli stessi ritmi vitali della padrona di casa, svolge le stesse attività, perdendo così la sua giovinezza», chiarisce. L’evasione verso l’immaginazione è una fuga dalla solitudine e dall’opprimente realtà. «Un viaggio introspettivo, dal finale inaspettato che – rivela il regista – intende restituire al pubblico una visione onesta dei nuovi italiani, senza mai scadere nella pietas». È questa la trama della pellicola – interamente girata a Enna, città di origine del regista – che approderà alla 73esima Mostra internazionale del cinema di Venezia. 

Il corto prende spunto dalle storie di vita delle comunità di migranti presenti sul territorio. Un tema che ha da sempre affascinato il giovane cineasta, fin dai suoi esordi alla regia. «Il mio primo corto, dal titolo Amira, raccontava di una giovane marocchina e delle sue difficoltà ad integrarsi», sottolinea. La pellicola ha potuto contare sul contributo di maestri del cinema italiano, vincitori David di Donatello e Nastro d’Argento, come il direttore della fotografia Daniele Ciprì, gli sceneggiatori Massimo Gaudioso e Vittorio Moroni, già autore di Terraferma di Crialese, e lo scenografo Paolo Previti. Nel cast, Eurydice El- Etr, Serena Barone, Ada Todaro e Lorenza Denaro mentre le musiche sono di Silvia La Porta e le foto di scena di Oriana Rinallo.

Seguire il flusso delle emozioni è l’unico modo per il regista di scegliere i personaggi e i luoghi dei suoi documentari. La cinepresa diventa lo strumento per scoprire la dimensione intima e profondamente umana della realtà. «Non a caso, La Viaggiatrice è stato tutto girato all’interno delle stanze di una casa pregna dei ricordi dell’anziana donna», ammette.

L’isolamento, l’emarginazione, la memoria, il presente senza speranza, la mancanza di fiducia nel futuro sono alcuni dei leitimotiv del cinema di Vigore. Regista eclettico, sempre interessato a chi vive ai margini della società, affronta la solitudine come condizione dell’uomo in tutte le sue varianti. Dall’ascesa e declino di una promessa del calcio, come nel suo pluripremiato Fuorigioco, alla malattia e ai ricordi che devastano il protagonista di Compagna solitudine, fino alla perdita dalla giovinezza in La Viaggiatrice. «Personaggi – riconosce – che non vivono il loro tempo e che inevitabilmente finiscono per mostrare la parabola esistenzialistica dell’essere umano».

All’idea di partecipare alla mostra del cinema di Venezia, Vigore mostra tutto il suo entusiasmo. «Per un ragazzo di ventisette anni, essere in concorso ad un evento cinematografico tanto importante è un traguardo che mi ripaga di tutte le fatiche e diventa un’occasione per mostrare il mio lavoro ad un pubblico qualificato di critici e registi di fama internazionale. Per la prima volta nella mia vita – conclude – andrò a Venezia non da turista ma da protagonista».


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