Ars, doppia preferenza di genere a rischio Lantieri: «Non c’è esigenza di modificarla»

Resta solo la doppia preferenza di genere. Dopo una estenuante seduta a Sala d’Ercole, è arrivato in serata l’ok alla riforma elettorale per le amministrative in Sicilia. Domani sarà la volta dell’esame del fascicolo degli emendamenti aggiuntivi, tra cui quello che prevede l’abolizione della norma sulla doppia preferenza di genere, prevedendo nelle liste il 50 per cento di donne e la restante metà di uomini. Un nodo, questo che preoccupa non poco la maggioranza, come ammesso anche dall’assessora alla Funzione pubblica e Autonomie locali, Luisa Lantieri, che si augura «che domani non si chieda il voto segreto. La preferenza di genere – ha commentato Lantieri a Meridionews a margine dell’Aula – ha portato una consistente presenza di donne nei consigli comunali. Le norme si aggiustano quando vanno male, quando vanno bene non c’è motivo di modificarle». 

Insomma, il rischio che l’abolizione della doppia preferenza possa trovare il parere favorevole della maggioranza dei deputati esiste e non è un caso che l’ipotesi dell’eliminazione della norma nelle scorse settimane abbia suscitato le reazioni sdegnate del ministro Maria Elena Boschi e del presidente della Camera Laura Boldrini.

Intanto via libera alla legge elettorale, che in parte stravolge le regole delle consultazioni amministrative. Sarà più semplice diventare sindaco al primo turno e chi supererà il 40 per cento potrà contare su un consiglio comunale ‘blindato‘ grazie al premio di maggioranza alle liste collegate al candidato vincente, la coalizione infatti avrà almeno il 60 per cento dei seggi.

Le norme più importanti erano state approvate la scorsa settimana: la riduzione dal 50 al 40 per cento della soglia per i ballottaggi con l’elezione dunque al primo turno del candidato sindaco e il premio di maggioranza per le liste collegate. Come contrappeso, la riforma modifica il quorum necessario per la mozione di sfiducia al sindaco: basterà il 60 per cento dei consiglieri per mandare a casa il sindaco anziché i due terzi del consiglio comunale.

Nei Comuni più piccoli, inferiori a 15 mila abitanti, invece, la sfiducia al sindaco resterà nelle mani dei due terzi dei consigli comunali. Tra le norme più discusse nel corso del pomeriggio, anche quella che avrebbe voluto introdurre il secondo gettone di presenza per le sedute dei consigli comunali oltre le due di notte: un provvedimento, questo, osteggiato da molti, convinti che l’introduzione del secondo gettone avrebbe alimentato l’antipolitica nei cittadini. Alla fine l’emendamento è stato bocciato, mentre a ricevere l’ok è stata la norma che concede un’ora di permesso in più ai consiglieri per partecipare ai lavori nelle commissioni consiliari.

«Sono soddisfatta soprattutto per il ritorno al trascinamento – ha aggiunto Lantieri -. È una nota importante perché segna la capacità di tornare sui propri passi quando ci si accorge che qualcosa non funziona. In questo modo, invece, l’elettore avrà ancora la possibilità di esprimere il voto disgiunto, ma se scriverà soltanto il nome del candidato al consiglio comunale, il voto andrà automaticamente al sindaco collegato».

Novità anche sui revisori dei conti nei Comuni: sarà istituito un elenco dei revisori a livello regionale, da cui i Comuni potranno attingere tramite sorteggio. Gli elenchi saranno tre: a maggiori competenze corrisponderà la possibilità di candidarsi nei Comuni con più abitanti.


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