Cicloturismo in Sicilia, anche senza piste «Ci sono molti percorsi lontani dal traffico»

Un viaggio lento, rilassato, che pedalata dopo pedalata accompagna il turista alla scoperta di una Sicilia diversa. Parola d’ordine cicloturismo, per fuggire dalle vacanze di massa, cambiando approccio sia dal punto di vista naturalistico che da quello sociale ed economico.

C’è una bici per ogni tipo di viaggio, da chi ama pedalare tra sentieri dei boschi con la mountain bike a chi preferisce scoprire la città su una bici da passeggio. Tutti, comunque, condividono la voglia di intraprendere un viaggio diverso, a contatto con l’aria e la natura, vivendo a fondo l’avventura.

«Tra gli itinerari siciliani più gettonati troviamo l’Etna – svela Carmelo Trovato appassionato e tra i gestori del sito Sicilying – a cui i turisti sono molto affezionati grazie alla sua pista altomontana da percorrere in sella e che attraversa la montagna da Nord a Sud». Interamente sterrata, è adatta ai più esperti, mentre percorsi accessibili a tutti si trovano nei pressi dell’Oasi del Simeto e dell’Alcantara. Il prezzo? Dipende dai servizi che i ciclisti chiedono. Si va da circa 100 euro al giorno per avere una guida, si sale a 150 per avere le bici e un passaggio a duemila metri da cui si può scendere direttamente pedalando e si aumenta ulteriormente per il trasporto dei bagagli e l’assistenza su strada. Ma per i gruppi spesso ci sono pacchetti speciali a prezzi ammortizzati. «Per un giro di una settimana consiglierei un itinerario con percorsi di media difficoltà – suggerisce Trovato – che toccano Alcantara, Acireale, la Timpa, Acicastello, Acitrezza e Catania». Ma è anche possibile un percorso che scende verso il sud dell’isola, con tappe a Siracusa e Ragusa, costeggiando dopo la costa siciliana da Marzamemi ad Agrigento e Sciacca.

Interessante viaggiare anche da Trapani a Siracusa, passando per alcune delle località più belle dell’isola, come Agrigento, l’acropoli di Selinunte, Segesta. Tappe irrinunciabili quelle alla riserva naturale delle saline di Trapani e alle città patrimonio Unesco come Modica, Scicli, Palazzolo Acreide e Noto. Sulla costa meridionale si incontrano l‘isola delle Correnti e Capo Passero, la Riserva di Vendicari e quella di Marina del Plemmirio, tutti luoghi apprezzati dai ciclisti, che possono pedalare in libertà. Spesso, infatti, lamentano il fatto che alla nostra regione mancano le giuste strutture. Secondo Trovato, altro punto dolente è l’educazione: «Bisognerebbe essere più predisposti verso i ciclisti –  spiega -. Noi cerchiamo di costruire itinerari il più possibile fuori dal traffico cercando di ridurre al minimo i rischi. Un buon 90 per cento del percorso è lontano dalle vie trafficate».

Una rete, quella dei turisti in bicicletta, che si allarga sempre di più grazie a vari siti dedicati all’argomento e alle associazioni che si muovono abbastanza bene, organizzando attività per appassionati e locali e giri anche in notturna. Vale la pena fare un salto a Siracusa, Caltanissetta, Ragusa, Agrigento e Trapani, dove sono nati – grazie al progetto europeo SIBiT (Susteinable Interregional Bike Tourism) – percorsi segnati da cartelli marroni con il marchio SIBiT, il simbolo della bicicletta e la località a cui si può arrivare seguendo il tracciato, con i relativi chilometri. Ce ne sono molti nell’Alto Belice Corleonese e nella provincia di Palermo, che passano da Monreale, Piana degli Albanesi, Palazzo Adriano, Cefalà Diana, Bosco della Ficuzza e Corleone.

Ma l’aspetto più bello di una vacanza in bicicletta – per i cicloturisti come Trovato – è abbinare lo sport e il sacrificio alla vacanza, «perché quando qualcosa la ottieni col sudore della fronte te la godi di più. Quando arrivi in vetta a una montagna dopo aver pedalato tanto – conclude il ciclista – ti gusti una scatoletta di tonno come se fosse un piatto di pasta al forno».  


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