La gestione dei beni confiscati: i terreni di Vito Marino Grillo: «Gli incendi sono un attacco frontale allo Stato»

«Non mi era mai successo di trovarmi davanti a un attacco così forte ai beni sequestrati». Non ha dubbi il presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani, Piero Grillo, nel definire la gravità dei tre incendi dolosi avvenuti negli ultimi dieci giorni in contrada Sarbucia-Formosa. Lì dove si trovano i terreni sottratti a Vito Marino, condannato a fine maggio all’ergastolo insieme al cugino Salvatore per l’omicidio della famiglia Cottarelli, avvenuto l’estate 2006 nel Bresciano. I due avrebbero agito per vendetta in seguito al venir meno dell’appoggio di Angelo Cottarelli nel sistema che aveva permesso ai Marino – dai magistrati ritenuti vicini all’omonima cosca attiva nel Comune di Paceco – di accaparrarsi oltre 50 milioni di euro di fondi comunitari.

Ed è proprio legata a questa presunta truffa la richiesta di sequestro fatta dall’autorità giudiziaria. Istanza che il Tribunale di Trapani ha accolto la scorsa estate. «C’è in corso un processo – spiega Grillo -. Siamo al primo grado e in queste settimane si stanno ascoltando i periti di parte. Sono operazioni lunghe, perché si parla di cifre ingenti e le verifiche da fare sono parecchie». In tal senso per il primo giudizio ci sarà ancora da aspettare. «La prima sentenza potrebbe arrivare a metà del prossimo anno», aggiunge.

Ciò che invece sembra essere arrivata con tempestività è la risposta criminale da parte di chi evidentemente non ha digerito la sentenza della Corte d’Appello di Milano – la seconda dopo l’annullamento da parte della Cassazione di un altro processo – che ha disposto per i Marino il fine pena mai. Anche se al momento i due sono latitanti. «Ci troviamo davanti a tre roghi di natura senz’altro dolosa – commenta il presidente della Sezione misure di prevenzione – con significati simbolici ben definiti. Gli autori hanno mandato un messaggio chiaro: chi lavora accanto allo Stato ne pagherà le conseguenze». Dello stesso avviso è stato nei giorni scorsi Salvatore Inguì, il responsabile di Libera a Trapani. L’associazione, a tal proposito, ha organizzato per questo pomeriggio la mietitura del grano risparmiato dalle fiamme. Manifestazione a cui Grillo prenderà parte. «Partecipare è importante perché bisogna riaffermare la presenza dello Stato e della legalità», specifica.

Sulle difficoltà che spesso i tribunali incontrano nella gestione dei beni sequestrati, Grillo ha le idee chiare. «Nel caso delle proprietà agricole la situazione è più complessa – commenta – poiché è difficile mantenere un controllo costante su vasti feudi abbandonati». I problemi, poi, possono arrivare anche dalla gestione del bene, il più delle volte in mano ad amministratori giudiziari che per ovvi motivi non possono avere le competenze adeguate per il mercato di riferimento. «Per i terreni di Marino abbiamo affiancato all’amministratore giudiziario due agronomi – sottolinea Grillo – che a loro volta si sono poggiati su alcuni imprenditori agricoli che hanno fornito strumenti e manodopera per la gestione dei campi». Collaborazione che, però, in un caso, ha causato l’incendio delle proprietà di uno dei coadiutori.

Nello sfondo, infine, rimane la creazione di un albo degli amministratori giudiziari che per molti potrebbe risolvere la questione affidamenti dei beni sequestrati, attorno a cui nell’ultimo anno si sono accese le polemiche. A partire dal caso di Silvana Saguto, ex presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, indagata per corruzione e abuso d’ufficio. «L’albo è previsto da una normativa creata nel 2010 dall’Agenzia per i beni confiscati. Ci sono state anche 10mila domande di iscrizione, ma a oggi il ministero della Giustizia non ha fatto nulla», conclude Grillo.  


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