Migranti, minorenni nigeriane costrette a prostituirsi Sottoposte a rito voodoo, portate da Ragusa al Nord

Era tutto organizzato sin dalla partenza dalla Nigeria, ma il finale non era quello che le ragazze, anche minorenni, si aspettavano: ad attenderle in Italia – soprattutto a Torino e Brescia, dopo essere sbarcate in Sicilia – non c’era il lavoro promesso, quello di badanti o baby sitter, ma la strada. Sottoposte a rito voodoo e reclutate per fare le prostitute, fino a quando non avrebbero estinto il finto debito di 25mila euro per liberarsi dalla maledizione. Sotto minaccia di ripercussioni per le famiglie rimaste in Africa. 

È l’incubo di molte ragazze nigeriane a cui la polizia di Stato ha messo fine con l’operazione Ju-Ju, nome del giuramento, antico rituale africano, a cui venivano sottoposte le giovani donne. Oggi – su disposizione della Procura distrettuale antimafia di Catania – sono scattate le manette nei confronti di quattro persone a Torino e Brescia, mentre una quinta è ricercata. Tutte sono accusate di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, reato aggravato dal fatto che è stato commesso in più Paesi. Il gruppo era infatti ramificato in Nigeria, dove le ragazze venivano contattate, in Libia, dove c’era una base per il trasferimento in Italia, a Ragusa, dove venivano prelevate dai centri di accoglienza, e nel Nord Italia, in particolare a Torino e Brescia dove venivano avviate alla prostituzione.

Le indagini sono partite da Pozzallo sei mesi fa. Uomini della squadra mobile di Ragusa hanno notato un gruppetto di giovani nigeriane, molte delle quali minorenni, comportarsi in maniera strana. Gli agenti, «individuando alcuni indici di rischio» come precisa la questura iblea, sono riusciti, grazie alla mediazione di un interprete, a farsi raccontare da una delle ragazze come era stata contattata e sotto quale tipo di giuramento era stata inviata in Italia. La giovanissima è stata inserita in un programma di protezione previsto per le vittime della tratta e adesso ha trovato un lavoro nel Ragusano. 

Prima però ha consegnato alla polizia il numero di telefono che avrebbe dovuto contattare per completare il viaggio verso il Nord Italia. «L’ho dovuto imparare a memoria – ha raccontato agli agenti -, mi avevano detto che, una volta giunta in Italia, avrei dovuto contattare questa donna e che lei mi avrebbe aiutato prelevandomi proprio presso la città di sbarco». Grazie alle intercettazioni su quell’utenza telefonica, gli investigatori sono riusciti a ricostruire le attività del gruppo criminale. 

Tra le diverse dichiarazioni raccolte, le giovani vittime hanno riferito: «Ero molto felice di andare in Europa per dar da mangiare alla mia famiglia»; «Non sapevo che sarebbe stato così»; «Non posso scappare da questo a meno che non paghi»; «Gli africani hanno incantesimi così forti da poter distruggere qualcuno in un batter d’occhio». Per proteggerle da fantomatici spiriti del male, i trafficanti sottoponevano le donne al rito voodoo prima di partire, tagliando una ciocca di capelli, i peli del pube e le unghie, scattando anche una foto, e facendo pronunciare il cosiddetto giuramento Ju-Ju.

I cinque provvedimenti di fermo, motivato dal pericolo di fuga e di reiterazione del reato, sono Igbinosun Friday Susan Osariemen, detta Joy, 26 anni; Aghayerinmwinre Evans, 36 anni (entrambi arrestati a Torino); Omoregie Uwa Patience, detta Madame, 50 anni, e Omorodion Faith, 44 anni (arrestati a Brescia). Una quinta persona è tuttora irreperibile. 


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