Taormina, il futuro della cardiochirurgia pedriatica Petizione per non trasferirla all’Ismett di Palermo

Manca solo una settimana alla scadenza della convenzione tra Regione e Bambin Gesù di Roma che regolamenta l’attività del reparto di Cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale San Vincenzo di Taormina. Tuttavia, il futuro del presidio sanitario, attivato nel 2010, è ancora incerto. A partire dal prossimo 12 giugno, infatti, il centro dovrebbe essere trasferito all’Ismett di Palermo, così come stabilito nel dicembre del 2014 da un decreto dell’ex assessora regionale alla Sanità Lucia Borsellino. Ma secondo le ultime indiscrezioni, confermate dal deputato di Area Popolare Vincenzo Garofalo, la struttura potrebbe rimanere a Taormina per un altro anno, tempo necessario a preparare il personale per il definitivo trasferimento nel capoluogo siciliano.

Il rinnovo della convenzione, però, implica un drastico taglio sui fondi, in base alla necessità di rimodulare i costi della struttura che attualmente incide per cinque milioni di euro l’anno. Una manovra che, secondo il segretario del sindacato Orsa Mariano Massaro, inficerebbe le prestazioni fin qui eccellenti del presidio ospitato nella città.

A chiedere di accelerare i tempi per la dismissione del centro pediatrico del S.Vincenzo e il successivo trasferimento a Palermo, sono invece i deputati regionali Salvatore Cordaro, Roberto Saverio Clemente e Giuseppe Gennuso. I tre, lo scorso febbraio, tramite un’interpellanza rivolta al presidente della Regione Rosario Crocetta e all’assessore alla Sanità Baldo Gucciardi, hanno sottolineato le carenze dell’ospedale di Taormina, a loro dire privo dei requisiti per la gestione di un reparto di alta complessità assistenziale, vista la mancanza dei servizi di neonatologia con unità di terapia intensiva, di chirurgia plastica e di neuropsichiatria infantile.

Ma c’è anche chi nell’ultimo periodo si è battuto quotidianamente per il mantenimento della sezione distaccata del Bambin Gesù di Roma nel territorio messinese. Lo scorso 16 maggio i consiglieri comunali dei paesi dell’hinterland taorminese si sono simbolicamente incatenati all’ingresso dell’ospedale San Vincenzo. Una protesta eclatante a tutela di una struttura che attualmente garantisce assistenza all’intera Sicilia Orientale e talvolta alla vicina Calabria con tremila ricoveri, oltre 800 interventi chirurgici 2300 pazienti trattati tra emodinamica ed interventistica. Numeri comunque insufficienti per i deputati secondo i quali «appare non più rinviabile riportare a Palermo l’attività di cardiochirurgia pediatrica, anche in relazione al fatto che è l’area metropolitana dove avvengono il maggior numero di parti, circa 14mila all’anno, quasi un terzo del totale regionale».

Pareri opposti anche tra i genitori dei piccoli pazienti che negli ultimi anni sono stati ricoverati nel centro pediatrico di Taormina. Concetta Loredana Coniglione ha lanciato una petizione rivolta alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin a tutela del presidio sanitario. «Trovo assurdo – spiega Coniglione a Meridionews – che una struttura che funziona così bene debba essere chiusa. La mia odissea – racconta – è iniziata quattro anni fa. Mio figlio è nato con seri problemi cardiaci e a soli dodici giorni di vita è stato sottoposto a un intervento molto delicato a Taormina. Dopo sedici ore in sala operatoria ha iniziato una lenta ripresa. Il bambino adesso sta bene ed è merito dell’eccellente lavoro dei medici del San Vincenzo che si prendono cura dei bambini come fossero loro figli. Attualmente – prosegue – mi trovo a Bologna e lo staff sanitario dell’ospedale Sant’Orsola, dopo aver visitato mio figlio, ha sottolineato la bontà del lavoro svolto dai colleghi di Taormina».

C’è invece chi ha parlato delle difficoltà incontrate a raggiungere Taormina dalle altre località della Sicilia. Anna (nome di fantasia) è stato costretta a trasferirsi da Palermo per far curare la figlioletta, affetta da una grave patologia cardiaca. «Per arrivare nel centro del Messinese – ha raccontato a marzo la donnaci vogliono quattro ore di auto. Una volta lì, dato che l’ospedale non prevede delle misure di accoglienza per i parenti dei bambini che vengono da lontano, abbiamo preso una stanza in affitto, ma Taormina è un paese turistico e i prezzi sono alle stelle. Pagavamo 50 euro al giorno». Costi che per la famiglia di Anna non si limitavano soltanto alla casa. «Abbiamo speso più di 3.500 euro per un mese e una settimana. Ogni anno in Sicilia nascono 500 bambini con malformazioni cardiache e – sottolinea la donna – non tutti possono permettersi di sostenere un peso così gravoso. Penso che la possibilità di un centro d’eccellenza diverso da quello di Taormina debba essere almeno presa in considerazione».


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