Edilizia, 100mila posti di lavoro persi in sei anni «Linea Pa-Ct-Me? Non c’è neanche il progetto»

Negli ultimi sei anni sono andati persi centomila posti di lavoro nel settore dell’edilizia. Oltre 350 milioni di euro sono così venuti meno nell’economia siciliana. La morte di un settore in Sicilia certificata con dati e numeri. A renderli noti è la Filca Cisl che si è riunita a Brolo per gli stati generali. I numeri del disastro nel settore costruzioni non finiscono qui. Sono state 13mila le imprese costrette a cessare o sospendere l’attività. La riduzione delle ore lavorative denunziate in cassa edile è stata di 27 milioni 587mila 961. Un dato che va di pari passo con la riduzione dei salari pari a 377 milioni 873mila euro. A dimostrazione di come la crisi in quello che una volta era il settore trainante di tutta l’economia dell’Isola, sia ancora percepita e percepibile. 

«Di ripresa non si parla perché i piani di sviluppo tanto pubblicizzati sono fermi», puntualizza il segretario regionale degli edili Cisl, Santino Barbera. Il riferimento è allo Sblocca Italia che prevedeva il raddoppio ferroviario Palermo–Catania–Messina, «opera che doveva essere cantierata entro lo scorso mese di ottobre, ma di cui non esistono né il progetto esecutivo né il finanziamento». Nella sua relazione, Barbera ha affrontato anche il dramma dei circa mille dipendenti della Tecnis: «È la più grande azienda siciliana presente oggi nelle costruzioni – afferma – con cantieri sia in Italia che all’estero e oltre un miliardo di appalti sia in esecuzione che in portafoglio. Li abbiamo seguiti nel percorso per far ottenere ai lavoratori la cassa integrazione». Lo scorso 29 dicembre a Roma è stato siglato un accordo al ministero del Lavoro tra la società catanese – coinvolta nell’inchiesta Dama Bianca sugli appalti dell’Anas e raggiunta da un’interdittiva antimafia – e il ministro Giuliano Poletti per garantire ai lavoratori la cassa integrazione, in deroga a quanto previsto per legge a partire dal primo gennaio 2016, cioè lo stop agli ammortizzatori sociali per i lavoratori di aziende sottoposte all’interdittiva antimafia. «Le cause di questa gravissima recessione – ha aggiunto il segretario regionale – vanno ricercate non soltanto nella complessiva crisi del settore ma, in particolare, nell’assenza della politica e nella mancanza di una seria programmazione industriale che sta mettendo in ginocchio l’intera economia dell’isola, a partire dei grossi petrolchimici».

Ha puntato sul fatto che sia necessaria una programmazione il segretario generale della Cisl Sicilia, Mimmo Milazzo. «Gli interventi in edilizia vanno programmati per tempo – ha ammonito – individuando percorsi, tempi e scadenze certe per l’avvio dei cantieri che possono immediatamente partire perché c’è una grave crisi occupazionale da superare». Milazzo ha toccato, quindi, il tema del Patto per il Sud. «La Regione Sicilia – ha detto – ha deliberato con qualche difficoltà anche se nei giorni scorsi la commissione Bilancio ha ritenuto poco attendibili le cifre inserite nella programmazione. È importante che la Regione, ma anche i Comuni delle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, individuino un percorso chiaro di programmazione delle opere cantierabili e le inseriscano nel progetto di rilancio del Mezzogiorno».

Spetta al segretario generale nazionale Franco Turri, aprire uno spiraglio di luce. «L’edilizia soffre perché ha perso oltre il 50 per cento degli addetti ma sono ottimista – ha sottolineato –. Si è arrestato il calo e il 2016 potrebbe essere l’anno in cui intravedere qualche segnale di ripresa. Ci sono tante cose da fare, il Paese ha bisogno di edilizia, di infrastrutture, di ricostruire un patrimonio abitativo ormai obsoleto, di mettere in sicurezza le scuole e il territorio e la Sicilia è l’esempio di come bisogna investire in prevenzione. Gli interventi fatti per urgenza sono spesso peggiori del non intervento. Programmare è difficile – ha concluso – ma è quello da fare per invertire la rotta». 


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La Cisl fa il punto sul settore una volta trainante dell'economia siciliana: 13mila imprese sono state costrette a cessare l'attività. «Di ripresa non si parla perché i piani di sviluppo tanto pubblicizzati sono fermi», puntualizza il segretario regionale, Santino Barbera. Ma il 2016 potrebbe segnare una leggera ripresa

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