Ragusa, sospeso servizio bus per studenti disabili La storia di Marco: «In carrozzina tra auto e buche»

Marco ha diciassette anni, pochi peli sul labbro superiore e una forte timidezza. Anche stamattina andrà a scuola da solo. Frequenta il quarto anno di un istituto professionale commerciale, lontano più di cinque chilometri da casa. Di solito prende l’autobus, che però dal rientro dalle vacanze natalizie non è più in servizio. Come il fratello maggiore, vive a Vittoria e per difendersi dal freddo indossa un berretto di lana dell’Inter. Marco soffre della sindrome di Duchenne, che lo costringe a vivere su una sedia a rotelle: tecnologica e all’avanguardia, come mostra orgoglioso in compagnia di Luca, suo amico fidato. Marco – e con lui altri 173 studenti disabili degli istituti della provincia di Ragusa – avrebbe diritto al servizio di trasporto scolastico. Ma l’accompagnamento è stato sospeso per mancanza di fondi.

Non è la prima volta che succede: il servizio, spesso in bilico per l’insicurezza dei pochi finanziamenti destinati, era già partito in ritardo all’inizio dell’anno scolastico. Gli autobus erano stati garantiti soltanto da metà ottobre, con disagi e giorni di scuola persi. Due anni fa, invece, le mamme degli studenti si erano incatenate per una settimana davanti al palazzo provinciale. L’ultimo stop pochi giorni fa: dal 7 gennaio, infatti, il libero consorzio comunale di Ragusa, ex ente provinciale, non può garantire l’assistenza al trasporto. A mancare sono i contributi regionali che da Palermo sarebbero dovuti arrivare al libero consorzio, cioè l’ex Provincia.. 

Tra i primi a protestare contro lo stop, la portavoce all’Ars del Movimento 5 Stelle, Vanessa Ferreri: «Una vicenda che lascia sgomenti. Si stanno calpestando diritti costituzionalmente garantiti – dichiara – e a pagarne le spese sono i giovani disabili privati degli stessi servizi essenziali». Pensiero condiviso anche dalla deputata nazionale del M5s Marialucia Lorefice: «Abbiamo sollecitato sia il governo nazionale che quello regionale – commenta -. Nonostante si siano detti sensibili all’argomento per adesso non hanno fatto nulla. Bisogna risolvere il dramma di questi studenti e delle loro famiglie».

Schivo come di consueto, Marco, invece, non ha voglia di arrabbiarsi. Ha imparato ad accettare e, soprattutto, a essere autonomo il più possibile. Entrambi i genitori sono insegnanti, e così spesso riesce a essere accompagnato a scuola da loro. Quando non possono, Marco percorre le strade della città di Vittoria con la sua carrozzina. «Quando ero più piccolo non mi piaceva arrivare a scuola con l’autobus, non mi andava di essere guardato da tutti» – racconta timidamente lo studente. «Alla fine riesco anche ad arrivare a scuola da solo. L’importante è che non piova e che la batteria sia carica. E che non prenda vetri con le ruote, perché potrei bucare. Sono pure costretto – continua – a evitare le centinaia di buche sull’asfalto, perché potrei ribaltarmi». E poi fare attenzione ai veicoli che sfrecciano sulla carreggiata, specialmente negli orari di punta. Poiché, purtroppo, è quasi impossibile percorrere il tragitto sui marciapiedi: «Ci sono auto parcheggiate sulla banchina, o comunque bisogna fare l’intero isolato per trovare una scivola». 

La mancanza delle istituzioni dovrebbe suscitare indignazione. Perché questo non sempre succeda, lo spiega Carmelo Comisi, presidente dell’associazione Mo.v.i.s, che si occupa dei diritti dei diversamente abili: «Due sono le categorie più colpite dai tagli al welfare: gli anziani e i diversamente abili. Subiscono sempre le decisioni e rimangono nel silenzio dell’accettazione. Sono abituati ad andare avanti comunque», dichiara. Comisi punta il dito contro la politica: «Fanno ciò che è più conveniente investendo su ciò che può portare voti», continua. Inoltre, non tutti i ragazzi hanno le opportunità e la tempra di Marco. Alcuni non dispongono di carrozzine elettriche ma manuali, altri hanno disturbi che impongono la presenza di un accompagnatore. E non tutti hanno dei genitori che possono sopperire alla mancanza del servizio. Come Milena, lavoratrice a tempo pieno e madre di una studentessa dell’istituto magistrale: «Per mia figlia, la scuola è tutto, è un modo per socializzare. Perché privarla di ciò? Pur pagando le tasse, oggi, mi ritrovo privata di un servizio per me fondamentale». 

Il commissario straordinario del libero consorzio, Dario Cartabellotta, riconfermato da pochi giorni, è intervenuto sulla vicenda. Annunciando che da martedì prossimo, e fino al 28 febbraio, il servizio sarà garantito «in attesa che si concretizzi il contributo straordinario della Regione» che eviterebbe il disequilibrio finanziario che caratterizza, al momento, il libero consorzio. Il provvedimento però, come dichiarato dallo stesso Cartabellotta, ha «i crismi della straordinarietà». Una straordinarietà che potrebbe concludersi tra meno di due mesi. A differenza della straordinaria e quotidiana tenacia di Marco e Milena che, fortunatamente, continuerà a lungo.  


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