Un fiume nero si riversa nel mare di Ribera Inquinamento per le acque reflue degli oleifici

Un fiume nero che lentamente si riversa in un tatto di mare bellissimo, creando una larga macchia scura. Succede a Ribera, in provincia di Agrigento, a causa dell’inquinamento delle acque reflue derivanti dalla lavorazione delle olive e la produzione dell’olio. A documentare il tutto è l’associazione Mareamico, attraverso un impressionante video realizzato con un drone. 

È il fiume Magazzolo che riceve le acque di vegetazione provenienti dalla maggior parte degli oleifici della piana di Ribera. La fine della stagione delle olive rappresenta un momento critico per l’ambiente. «In origine – spiega l’associazione agrigentina – queste acque sono marroni scure, ma presto sotto il sole si ossidano e diventano nero-violacee conferendo questa colorazione tipica ai corsi d’acqua dove si riversano». Le forze dell’ordine hanno tentato nei giorni scorsi di combattere il fenomeno dello sversamento. La polizia provinciale ha sequestrato i silos e l’area circostante, dove erano stoccate le acque di vegetazione provenienti dal ciclo produttivo, di un oleificio di Ribera. Dal controllo congiunto con i tecnici dell’Arpa è emerso che da alcuni fori nei silos tracimava l’acqua di vegetazione finendo nel limitrofo vallone che confluiva nel fiume Magazzolo. Sono seguite poi altre operazioni dei Carabinieri a Naro, Montallegro e Joppolo

«Nelle prossime settimane – precisa Mareamico – ci recheremo nei frantoi della provincia per far vedere ai titolari, con l’aiuto di questo video, il danno che provoca all’ambiente la liberazione nei valloni di questa sostanza inquinante e spiegheremo anche che l’acqua di vegetazione che loro illegalmente sversano nei fiumi arriva inevitabilmente in mare colorandolo di viola e provocando una riduzione di ossigeno nell’acqua, che causa la morte della flora e della fauna ittica». L’associazione s’impegna anche a stilare una graduatoria di qualità indicando i frantoi virtuosi, sulla base dei controlli che stanno effettuando polizia provinciale, forestale e Noe dei carabinieri. L’obiettivo è « spingere gli utenti a rivolgersi a loro, rispetto a quelli che inquinano l’ambiente».


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