Inceneritori, M5s: «Precisa decisione di Crocetta» Dal ministro Ambiente libertà di scelta a Regioni

I sei termovalorizzatori che nasceranno in Sicilia non sono un obbligo, ma una precisa scelta del governo regionale. Ne sono convinti i deputati del Movimento cinque stelle all’Ars che, riprendendo le parole del ministero dell’Ambiente Gian Luca Galletti in Parlamento, giungono alla conclusione che «Crocetta ha deliberatamente scelto di percorrere la strada degli inceneritori, addirittura rilanciando sulla proposta dello Stato, prevedendone sei anziché i due messi sul piatto da Roma».

«Il ministro Galletti – spiega la pentastellata Claudia Mannino – rispondendo ad un question time, ha detto chiaramente che le regioni sono liberissime di percorrere strade alternative agli inceneritori, purché abbiano un sistema di gestione dei rifiuti in linea con le normative vigenti. E quello siciliano, in cui il 90 per cento dei rifiuti viene portato in discarica senza neanche il pretrattamento non lo è». Nel decreto Sblocca Italia, il governo Renzi ha fissato in 700mila tonnellate la quantità di rifiuti che la Sicilia dovrebbe bruciare, per superare la cronica emergenza. Si tratta di circa il 30 per cento di tutta la spazzatura prodotta nel 2013 nell’Isola, pari a 2 milioni 391mila tonnellate. Il resto dovrebbe essere smaltita attraverso il riciclo.

Il governo Crocetta ha prima annunciato di non voler costruire gli impianti, poi ha deciso di realizzarne sei di dimensioni più piccole. «In totale si arriverà a una capacità compresa tra 700mila e un milione di tonnellate – precisa Giampiero Trizzino, deputato grillino e presidente della commissione Ambiente all’Ars – moltiplicare gli inceneritori è pericoloso per l’ambiente e aumenteranno le proteste». Il ministro dell’Ambiente, rispondendo al question time del 15 ottobre in Senato, ha dichiarato di non essere un amante degli inceneritori, «ma – ha affermato – odio fortemente la discarica, quindi o le Regioni mi dimostreranno con atti che possono essere messi in pratica subito che non hanno bisogno della termovalorizzazione, oppure andrò avanti con la facoltà che mi concede l’articolo 135, puntando sui termovalorizzatori».

Dove saranno localizzati esattamente gli impianti ancora non è certo. Le aree interessate sono Palermo, Catania, Gela, Messina, Agrigento ed Enna. Relativamente alle due aree più popolose, il M5s sottolinea come sia «molto probabile, quasi sicuro» che la scelta cadrà sulle discariche di Bellolampo e Motta Sant’Anastasia. «A Palermo – precisa Trizzino – come alternative, si è parlato di un vecchio cementificio e di Termini Imerese ma entrambe le soluzioni sembrano tramontate. Costruire gli inceneritori vicino alle discariche è più facile sia per i trasporti che per ottenere le autorizzazioni visto che quelle aree hanno già la destinazione d’uso adatta». 

Su Bellolampo il presidente della commissione Ambiente ha fatto i conti. «La mole di rifiuti che produce Palermo è di 346mila tonnellate l’anno, con una differenziata che non arriva al dieci per cento. In discarica pertanto finiscono circa 310mila tonnellate di rifiuti. Con una differenziata al 65 per cento in discarica finirebbero appena 120mila tonnellate, cosa che porterebbe enormi vantaggi. In primis il Comune avrebbe introiti per la vendita dei materiali per circa 7 milioni di euro l’anno, quasi dieci volte le entrate attuali. In secondo luogo la vita della sesta vasca di Bellolampo non sarebbe stata di cinque anni ma di oltre 12 anni. E tutto questo senza alcun inceneritore, senza spendere milioni di euro e anni interi per costruire un impianto altamente inquinante e cancerogeno su tutta Palermo».

Il decreto Sblocca Italia autorizza inoltre i viaggi della spazzatura anche fuori regione. Al momento, complice lo stallo dovuto al confuso rimpasto del governo, la Sicilia non sembra essersi mossa in questa direzione. «Ma – puntualizza Trizzino – Crocetta ha lanciato più volte questa idea che secondo noi è schizofrenica, oltre che non prevista dalla normativa comunitaria in tema di ambiente». Nodi che potranno essere chiariti definitivamente solo con la pubblicazione del piano rifiuti regionale. 


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