Social market in cinque Comuni siciliani Beni a prezzi scontati per i nuovi poveri

Supermercati sociali, dove i nuovi poveri troveranno prodotti di prima necessità a prezzi scontati del 40-50 per cento rispetto alla concorrenza. Ne apriranno cinque in Sicilia nelle prossime settimane: due in provincia di Messina (Lipari e Capo d’Orlando), tre nel Trapanese (Erice, Partanna e Salemi). Sono i primi da Roma in giù e nascono sul modello di realtà già avviate da diversi anni nel Nord Italia. A promuoverli sono tre Gal, i gruppi di acquisto solidale: Elimos è il capofila, poi Nebrodi Plus e Isole di Sicilia. Che, per lanciarli, utilizzeranno 500mila euro dei fondi europei provenienti dalla programmazione 2007-2013 «Abbiamo studiato i casi di Milano e Torino dove i social market hanno avuto ottimi risultati – spiega Rocco Lima, direttore di piano del Gal Elimos -, non ci rivolgiamo tanto a chi non ha niente per cui esistono diversi enti di assistenzialismo, ma a quelle persone che fino a qualche anno fa rappresentavano la classe media e adesso si ritrovano in grandi difficoltà economiche e non riescono ad arrivare a fine mese».

Il progetto si avvale della collaborazione dell’associazione di volontariato Terza settimana di Torino. «Da loro abbiamo appreso il know how e sono venuti in Sicilia per dare una mano concreta», sottolinea Lima. Molto stretta e imprescindibile alla buona riuscita del piano sarà la collaborazione con le Caritas e i servizi sociali dei Comuni. Saranno loro infatti a segnalare agli empori sociali le persone bisognose. «Abbiamo preferito non basarci sulle dichiarazioni Isee perché, parlando con le associazioni del settore, è emerso che spesso non sono un vero indicatore del livello di povertà». In questi speciali supermercati si troveranno prodotti di prima necessità – pane, pasta, scatolette, frutta, verdura – provenienti principalmente da produttori locali. «Ma niente roba scadente – precisa il promotore – lo sconto del 40-50 per cento è possibile dalla filiera corta, dal fatto che non c’è costo di personale né di affitto».

Caritas e assistenti sociali forniranno una sorta di buono spesa e avranno accesso a un software per indicare i soggetti che potranno usufruire del market. «Le persone non pagheranno con i loro soldi – precisa Lima – saranno gli empori a incassarli direttamente dall’ente che le ha segnalate». Secondo quanto riferisce il presidente, i 500mila euro di fondi europei sono stati destinati alla ristrutturazione dei locali, all’acquisto delle attrezzature e a una prima fornitura. «Ma nel Trapanese abbiamo avuto l’aiuto concreto dell’Agenzia dei beni confiscati che ci ha fornito gratuitamente alcuni arredi di supermercati sottratti alla mafia, e ce ne sono molti in quella zona», continua Lima. 

I cinque Comuni dove sorgeranno i social market hanno partecipato al bando promosso dai Gal, concedendo strutture di proprietà pubblica in comodato d’uso gratuito. Fino al 23 ottobre un nuovo avviso pubblico è aperto per scegliere chi gestirà queste strutture. «Vogliamo affidarle ad associazioni o cooperative sociali no profit, come avviene al Nord – sottolinea – dopo la prima fornitura si sosterranno da soli, il meccanismo si regge da sé». 


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Sono i primi empori sociali da Roma in giù. I più bisognosi, segnalati da Caritas e servizi comunali, troveranno generi di prima necessità al 50% in meno, grazie a filiera corta e locali in comodato gratuito. «Fondi Ue per il lancio, poi verranno gestiti dalle associazioni», spiega il direttore del Gal che ha promosso il progetto

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